A volte basta un semplice panettone. Un dono portato a chi, in quel momento, si sente solo. E da questo piccolo gesto di carità si aprono porte che fanno entrare a contatto con una parte di mondo che troppo spesso viene ignorata. Da dieci anni la Caritas parrocchiale di San Francesco a Faenza si mette a disposizione degli ultimi, creando relazioni e accompagnando le persone più in difficoltà verso l’autonomia. Nata nell’ottobre 2012, oggi conta una ventina di volontari che gestiscono vari servizi. In primis il centro di ascolto, ma anche la distribuzione dei viveri, in collaborazione con il Masci (gli scout adulti) e lo spazio CaritaShop, esperienza nata da diversi anni e che la scorsa estate ha inaugurato la nuova sede in via delle Ceramiche. Qui si vendono abbigliamento e oggettistica recuperati, i cui proventi sono utilizzati proprio per aiutare le famiglie bisognose.

La testimonianza della volontaria Gabriella Albonetti

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Un piccolo seme, gettato dieci anni fa, che oggi è cresciuto. «Dopo la pensione mi ero messa disposizione dei frati di San Francesco – racconta Gabriella Albonetti, una delle volontarie –. Tutto è partito con un percorso di formazione che abbiamo svolto con Damiano Cavina, che curava proprio la nascita delle Caritas parrocchiali». Passo dopo passo, la realtà si struttura e diventa punto di riferimento per chi ha bisogno. «Le richieste principali – dice Gabriella – sono quelle di viveri, alle quali oggi si aggiungono il supporto per il pagamento di bollette e affitti. Al di là di questo, come Caritas parrocchiale cerchiamo sempre di non fornire semplice assistenzialismo, ma di costruire relazioni e camminare a fianco delle persone, da qui l’importanza del centro di ascolto e dal confronto che abbiamo con gli operatori della Caritas diocesana e dei Servizi sociali per gestire le situazioni più critiche. In alcuni casi abbiamo il problema della lingua, che provoca diversi disagi. Per esempio quando si rivolgono a noi mamme straniere con bambini, e sono proprio i bambini a dover esporre in italiano la situazione in cui versano le loro famiglie. Questo è molto triste, perché li costringe fin da piccoli ad affrontare una realtà più grande di loro». Le difficoltà ci sono, ma sono tanti i semi di speranza che sono nati in questi dieci anni. «Sono molte le esperienze che porto nel cuore – dice – a volte nate in maniera inaspettata, portando per esempio un panettone a Natale in casa di una famiglia. Entri nella loro casa e ti rendi conto di com’è veramente la loro situazione di vita. Al tempo stesso, quelle porte che si aprono sono un primo fondamentale passo per entrare in relazione con loro. E ti riempie di gioia quando le persone riacquistano l’autonomia e te ne sono grate».

CaritaShop è aperto martedì 9-12, mercoledì e venerdì 15.30-18.30.