Le monache benedettine vallombrosane di Sant’Umiltà, annunciano con gioia e gratitudine la professione solenne di suor Alfonsa Stidaris Jyrwa e suor Giacinta Shidaris Thongni. La celebrazione sarà in Cattedrale a Faenza sabato 9 luglio alle 18. Presiede la concelebrazione della Santa Messa il nostro Vescovo, monsignor Mario Toso.

L’India, col suo miliardo e 400 milioni di abitanti, è un continente di Stati federati a maggioranza indù. Nel nord est del Paese, sopra il vicino Bangladesh islamico, c’è lo Stato del Meghalaya in cui il 70% dei 3 milioni di abitanti sono cristiani praticanti. Una realtà prevalentemente agricola, fatta di tanti villaggi ognuno dei quali dispone della sua cappella per la preghiera grazie a una tradizione sorta nell’800 per opera degli evangelizzatori portoghesi. Poche le realtà in cui si può incontrare anche un sacerdote. Una nota interessante è che in questo Stato indiano sono le donne a dare il cognome alla famiglia. Dunque, in generale, le donne, nelle loro scelte, sono molto libere, non succubi. Due giovani under 30 vivono a Faenza da qualche anno dove stanno seguendo un percorso di formazione ed esperienza monastica a Sant’Umiltà.

Shidaris, che per la missione ha assunto il nome di Giacinta, e Stidaris, col nome Alfonsa (nome della prima santa indiana proclamata da Benedetto XVI nel 2009). Questi i nomi delle due ragazze che il 9 luglio, in Cattedrale, diranno il loro sì definitivo in presenza del vescovo Mario.

L’intervista, “Gesù è il modello da seguire”

Suor Giacinta ci dice che “fin da bambina ho sentito che volevo diventare suora. E intorno ai 16 anni, finita la scuola primaria, in parrocchia ho ricevuto la proposta di un cammino religioso. L’ho comunicato ai miei genitori che mi hanno detto di proseguire per la mia strada. Così, sono partita per la grande città di Bengaluru (oltre 12 milioni di abitanti, terza città dell’India, ndr), nel sud ovest del Paese”. Viaggio lungo? E perché Bengaluru? «C’è voluto un giorno da casa alla stazione, e tre quelli passati in treno per raggiungere la città dove c’è una casa per consacrate aperta nel 2010 nel settimo centenario della morte di Umiltà».

Suor Alfonsa, 29 anni, ha compreso intorno ai 10 anni che le sarebbe piaciuta l’idea del cammino religioso. Ma la decisione arriva anche per lei alla fine della scuola primaria. Poco prima dell’esame, si presenta in classe suor Elisabetta per una testimonianza. La suora alla guida della casa di Bengaluru dove è andata dopo alcuni anni vissuti a Bagno a Ripoli, vicino a Firenze. «La nostra non è una fuga – spiega Alfonsa – ma vivere una speranza. Il mio sogno è quello di aiutare le giovani del nostro Paese per aiutarle a crescere nella fede. Pregando molto e insieme, si rafforza la fede! ». Quel giorno, sul treno per Bengaluru c’era anche lei. Ora Giacinta e Alfonsa sono a Faenza da 3 anni, ma il loro “sogno” è quello di tornare in India a fondare una nuova Comunità «perché ci sono tante persone che vogliono approfondire la loro fede e dicono “venite da noi a parlarci di Gesù”. E non c’è nessuno che spiega nella nostra lingua materna… Le persone hanno sete di Dio. Io ho an che un fratello in Seminario con i francescani», aggiunge suor Giacinta. A Bengaluru c’è suor Elisabetta, l’apripista, con i suoi 38 anni, che infonde coraggio alle giovani che vogliono vivere in comunità pronunciando i loro voti… “una mamma!”. Ora che siete alla professione perpetua, al vostro sì definitivo per questo cammino, chi è Gesù per voi? «È colui che mi spinge sempre avanti. Mi sento nel cuore le Sue parole: Avanti che sono con te!», dice suor Giacinta. «Gesù è il mio modello da seguire», aggiunge Alfonsa.

Giulio Donati