L’asd Real Mamante nasce nel 2019 e da allora partecipa al campionato Csi di Faenza. Nonostante il periodo molto complicato dovuto al Covid-19 il numero di tesserati è aumentato e oggi raggiunge circa 30 atleti in rosa. Per approfondire questa realtà, abbiamo intervistato il presidente Mirko Prete.

Intervista a Mirko Prete, presidente del Real Mamante, realtà sportiva Csi

Mirko, come nasce questa realtà?

Da un mix di passione e amicizia. Il “nucleo originario” del progetto era composto, oltre a me, da un gruppo di 4/5 ragazzi amici e appassionati di calcio. All’epoca giocavamo, sempre a livello amatoriale, in una squadra che disputava il Campionato Csi di Forlì e avevamo voglia di una nuova esperienza. Da lì nasce il Real Mamante FC.

Dall’idea alla pratica… come vi siete mossi?

Dopo le prime fasi di costituzione e organizzazione, oggi siamo riusciti a definire un vero e proprio consiglio direttivo di sette membri. A oggi contiamo 35 tesserati legati alla squadra di calcio, che al momento è l’unica disciplina praticata. San Mamante è la nostra casa, da sempre ci alleniamo e disputiamo le partite casalinghe nel campo della chiesa. Diversi ragazzi arrivano dal forlivese.

Come sono andati i primi campionati?

Il primo campionato è stato molto particolare causa la pandemia. Il girone d’andata fu fantastico: 5 vittorie nelle prime 5 partite ci permisero di chiudere ai primi posti in classifica, poi alla ripresa fu tutto sospeso. Da qui abbiamo potuto completare il campionato 2019-20 solo a settembre 2020, dove probabilmente abbiamo il ricordo più bello nella vittoria della finale per il trofeo Cacciari.  Il campionato 2020-21 invece non è mai partito nel concreto, le squadre disposte a giocare furono poche quindi abbiamo disputato un triangolare con altre due società e ci siamo piazzati secondi. Quest’anno potrebbe (speriamo) essere il primo completo, ci troviamo a metà classifica al momento.  Siamo consapevoli di poter far meglio e cercheremo di farlo nel girone di ritorno.

Per una società “appena nata” come la vostra, cosa ha rappresentato la pandemia?

Chi ne ha risentito maggiormente è stato il gruppo. Quando si gioca a questi livelli lo si fa certamente per la passione, ma principalmente per vivere il gruppo, lo spogliatoio e per una birra post partita con i compagni. E questo è molto importante per un gruppo appena formatosi.  Nei limiti del possibile e rispettando tutti i protocolli abbiamo cercato di non fermarci e di riprendere appena possibile ma è stato complesso e ammetto che non è stato per niente facile tenere uniti i ragazzi. In quei momenti, ragionando da presidente, avevo paura che potessimo non riuscire a superare il momento. Poi quando a settembre ci siamo ritrovati per iniziare la nuova stagione ed eravamo una trentina, ho capito che le fondamenta del progetto erano solide per davvero. In questa occasione, vorrei ringraziare tutte le attività, locali e non, che ci hanno sostenuto e che continuano a farlo tutt’ora. Il momento era drammatico, ma hanno sostenuto il nostro progetto. A loro va un ringraziamento enorme.

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Quali progetti avete per il futuro?

Oltre a migliorare le prestazioni della squadra di calcio c’è quello di aumentare il numero di tesserati e inserire discipline come pallavolo, padel e calcio a 5.

Cosa rappresenta di speciale, per i giovani e meno giovani, questa realtà sportiva?

Parto dai meno giovani, perchè è la categoria che mi riguarda in prima persona. Sicuramente un momento di svago e divertimento importante che ci aiuta a coltivare la nostra passione verso lo sport che pratichiamo compatibilmente con gli impegni lavorativi e famigliari. Poi sicuramente ci è rimasta dentro quella voglia di vivere il gruppo e lo spogliatoio, che nonostante il passare degli anni resta. Per i più giovani credo si tratti delle stesse motivazioni, con l’aggiunta però dello spirito di competizione che li contraddistingue anche in allenamento. Ai ragazzi dico sempre che siamo come un’automobile, i più grandi la guidano ed i più giovani sono il motore. Se capiamo questo ci possiamo divertire davvero.

In che modo la vostra realtà mette in campo i valori tipici del Csi?

Crediamo fortemente nei valori dello sport, e a quello che di buono può trasmettere e insegnare. Lo sport è competizione, ma allo stesso tempo rispetto e uguaglianza.