Prosegue la nostra rubrica dedicata alle testimonianze dei 100 anni di scautismo a Faenza. Di seguito la testimonianza di una scout degli anni ’50-’60.

In 15 anni di scoutismo, i ricordi e le esperienze si sono talmente sommati gli uni alle altre che sembra quasi di aver vissuto in un’altra dimensione. Il servizio era lo scopo di tutte noi, affiatate e disponibili, e ci divertivamo un sacco. Iniziai la mia avventura nel guidismo come coccinella nel ‘55. Entrai nel Fuoco (comunità che raccoglie le giovani scout dai 17 ai 21 anni, ndr) nel 1963, e nell’aprile del 1964 feci la mia prima route alle Cinque Terre.

Una fradicia route alle Cinque Terre

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Con le altre scolte partimmo per Levanto, dove ci accolse una pioggia battente, che però neanche ci scalfì: eravamo gasatissime!
Il giorno dopo, zaino in spalla, ci incamminammo per il sentiero che portava a Monterosso. Sopra, a destra, la montagna, sotto, a sinistra, un mare ululante da far spavento. Ma noi andavamo avanti, come se nulla fosse. Con canti e battute raggiungemmo il paesino, fradicie tanto quanto i nostri zaini, perché non c’erano ancora quelli di oggi leggeri e impermeabili. Ci accolsero le suore che ci diedero una minuscola stufetta per scaldarci e asciugare i vestiti bagnati. Indossammo allora i pigiami, unici a essere rimasti asciutti perché dentro ai sacchi a pelo.

Con noi c’erano le scolte di Piacenza, con una capo inflessibile che, vedendo i nostri pigiami piuttosto variegati nelle tinte e nelle decorazioni, ci redarguì in malo modo, perché non avevamo i «pigiami blu di divisa»… vi lascio immaginare i nostri commenti.
Il mattino seguente, mentre mi lavavo, ebbi la malaugurata idea di cantare una canzone di Gino Paoli al Festival di Sanremo. La capo piacentina mi fulminò: «Solo canti scout!». Al ché, confesso, non ubbidii, continuando a canticchiare sottovoce. Dato che il tempo era inclemente, decidemmo poi di tornare a casa. Chissà cosa avranno pensato le piacentine che, intrepide, continuarono il cammino!

La gioia del servizio al Santa Teresa di Ravenna

Per un certo periodo, di domenica, noi scolte, insieme ai rover, andavamo a fare servizio al “Santa Teresa” a Ravenna. La prima volta l’impatto fu piuttosto violento, perché non conoscevamo la condizione drammatica dei pazienti lì ricoverati. Ci affidavano i malati a cui dare da mangiare e il compito era tutt’altro che semplice, ma il senso del servizio era forte e noi affrontavamo la situazione col sorriso e rette, forse, da una fede convinta. Nel pomeriggio arrivavano altri rover che suonavano e cantavano canzoni di vario genere, anche in dialetto, che raggiungevano le camerate attraverso dei microfoni. Ascoltando i canti, i pazienti manifestavano la loro gioia e alla loro gioia si univa la nostra.

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Da Lugo e Casola Valsenio arrivò poi la richiesta di aiuto per fondare il gruppo Guide. A noi fu affidato il compito di aprire i due Cerchi delle coccinelle: una bella esperienza. Ma ci tengo a ringraziare i genitori delle “cocci” di allora, che diedero sempre fiducia a me e alle mie compagne, incoraggiandoci. Fu una collaborazione bellissima, una cosa d’altri tempi.

msn