A 20 anni in classe. Non sui banchi come studente, ma dietro la cattedra come insegnante. Per tanti motivi negli istituti scolastici oggi c’è sempre più bisogno di nuovi giovani docenti che, alcuni dei quali non ancora laureati, si trovano ad avere la responsabilità di condurre lezioni di Matematica o Italiano o di affiancare gli alunni come insegnanti di sostegno. Tra le tante cause di questa situazione, il fatto che i concorsi pubblici tardino ad arrivare e la variante Omicron del Covid-19 che costringe, oltre agli studenti, anche tanti docenti a casa dalle aule. Un fenomeno che riguarda in particolare le scuole dei centri periferici come Cotignola. Ce lo racconta Giulio Venturelli, 20 anni, residente a Budrio di Cotignola: si è diplomato al liceo classico di Faenza nel 2020 e ora, nemmeno due anni dopo, lavora come supplente all’istituto comprensivo “Don Stefano Casadio” più precisamente alla scuola elementare Angeli del Senio.

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Perché hai deciso di fare l’insegnante? E come hai fatto a trovare questo impiego?

Ho deciso di raccogliere questa opportunità perché l’insegnamento è qualcosa che mi ha sempre attirato e anche per aver un’attività da portare avanti oltre allo studio, dal momento che mi sto laureando in Scienze politiche all’università di Bologna. Soprattutto mi è stata segnalata una grande mancanza di docenti. Gli istituti scolastici avevano un urgente bisogno di nuovi insegnanti, le Mad (messa a disposizione) erano finite e le graduatorie vuote. Così, sotto consiglio e proposta di mia madre, mi sono proposto in questo ruolo.

Sei l’unico della tua età? Di cosa ti occupi?

Ci sono altri insegnanti della mia età, cinque o sei tra medie ed elementari. Anche loro svolgono questo lavoro con la messa a disposizione, come me d’altronde. Ho iniziato il lavoro a scuola a metà dicembre. Il ruolo che ricopro è di insegnante di sostegno che svolgo in una classe. In aula devo focalizzarmi su due alunni in particolare, che faticano nell’apprendimento costante e io cerco di aiutarli ed essere al loro fianco nel loro percorso scolastico.

Come ha funzionato la Dad per il tuo caso?

La mia classe è rientrata da pochi giorni in aula dopo varie settimane in Dad dove i bambini delle elementari hanno svolto due ore di lezione al giorno, ma i due alunni che seguo hanno fatto un mese di assenza, perciò io andavo comunque a scuola per assistere altre maestre che avevano bisogno. È stato difficile, ma pensavo peggio. È complesso seguire dei bambini piccoli soprattutto se in modalità Dad, ma gli alunni sono riusciti lo stesso a seguire la lezione con buoni risultati. In generale gli studenti preferiscono sicuramente venire in classe in presenza. I bimbi che seguo personalmente hanno sentito in maniera forte questo confinamento a casa.

Come ti sei trovato con questa nuova esperienza?

Tracciando un bilancio complessivo, ho trovato critici i primi giorni a scuola in cui mi dovevo ambientare. È un mondo che non conoscevo molto bene. Approcciarsi a dei bambini molto piccoli nella prospettiva dell’insegnamento non è del tutto semplice. E grazie al tempo e all’aiuto degli altri insegnanti più esperti di me, sono riuscito a muovere i primi passi per lavorare in sincronia con loro. I docenti non hanno fatto della mia età un cruccio, ma sono sempre stati molto gentili con me spiegandomi bene tutto ciò che riguarda il mio impiego.

Francesco Garavini