“Non vendiamo più i nostri prodotti freschi all’azienda se i Marron Glaces non saranno lavorati nello stabilimento di Marradi”. È questa la posizione emersa dall’assemblea dei castanicoltori che si è svolta domenica 2 gennaio sotto al mercato coperto. La decisione della proprietà Italcanditi di chiudere lo stabilimento di Sant’Adriano colpisce non solo gli oltre settanta lavoratori, dipendenti e stagionali, della “fabbrica dei marroni”, ma tutto l’indotto economico che ruota attorno alle castagne di Marradi. A chiudere non sarà solo uno stabilimento, ma qualcosa di molto più grande della tradizione della vallata che non potrà in alcun modo essere sostituito.

L’indotto economico del marron buono di Marradi è stimato in 2 milioni di euro

“All’incontro del mercato coperto – spiega il marradese Walter Scarpi in un post pubblicato su facebook – erano presenti anche Giuseppe Pifferi del consorzio Castanicoltori della vicina Valle del Senio e Renzo Panzacchi, presidente dell’Associazione dei Consorzi di Castanicoltori dell’Emilia-Romagna, in rappresentanza di otto consorzi e 500 produttori preoccupati. Tra i marradesi sono intervenuti, oltre agli agricoltori (qualcuno anche scusandosi per essere poco abituato a parlare in pubblico) Fabio Billi, agricoltore e assessore comunale, in veste di vicepresidente del Consorzio di Tutela Igp Marrone del Mugello, Giovanni Felice e Rita Neri dell’associazione Strada del Marrone, Elvio Bellini del Centro Studi e documentazione sul castagno. Tutti concordi nell’evidenziare l’enorme danno economico che la chiusura provocherebbe per i dipendenti e le loro famiglie ma anche per i 2 milioni di euro stimati dell’indotto”.

“Abbiamo vinto contro la vespa del castagno, ora difendiamoci da questo nuovo pericolo”

“Si è parlato di fare sistema – conclude Scarpi – si è fatto anche autocritica. La fabbrica è nata nel 1984 su iniziativa pubblica proprio per creare lavoro in un’area montana soggetta a naturale decremento demografico. ‘Abbiamo vinto contro il cinipede (la vespa del castagno, ndr) – è stato detto – ora dobbiamo difenderci anche da questo pericolo’. In chiusura il sindaco Tommaso Triberi, sempre presente al presidio, ha anche invitato tutta la popolazione a fermarsi liberamente davanti ai cancelli ‘Passate e prendete un caffè, condividete una risata. È la cosa più importante che ognuno di voi possa fare ora. Fate sentire alle nostre operaie che non sono sole’”.

Ed è proprio lì, di fronte allo stabilimento di Sant’Adriano dove è in atto il presidio permanente di lavoratori e sindacati, che si stanno vivendo giornate intense che hanno coinvolto tutta la comunità. Nella mattinata di domenica don Pellegrino Montuschi e altri sacerdoti della vallata hanno celebrato la messa di fronte a duecento persone, portando il saluto e il sostegno anche da parte del vescovo monsignor Mario Toso. Nella mattinata del 3 gennaio sono partiti i lavori del tavolo di unità di crisi regionale. “La battaglia sarà lunga” ha annunciato nei giorni scorsi il sindaco, una battaglia che però finora ha trovato un consenso unanime e trasversale.

Foto: Walter Scarpi