Proseguono le celebrazioni per il Centenario dello scautismo faentino. Sabato 16 ottobre 2021 gli scout hanno replicato la celebrazione della settimana precedente con vecchi capi e genitori. Nonostante la cosa fosse estemporanea hanno risposto in tanti, 250 persone circa, ritornati a casa contenti e grati.

L’omelia di don Luigi Gatti

Carissimi, buon centenario,

                                                           è bello per noi stare qui distribuiti su questo splendido prato ai piedi della per noi nota colonia di castel Raniero, in vista della nostra bella cittadina di Faenza. Una cittadina ricca di storia, di spiritualità, di fede, di chiese, di comunità, di gruppi dediti alla cultura e al servizio, di associazioni che come la nostra si occupa di quello che è senza meno la missione più grande e preziosa, accanto alle famiglie e alla scuola, e cioè la missione educativa. Come tante volte ci siamo raccolti in cima ad un monte, su un piccolo prato per rivivere prima di tutto l’esperienza della fede e della natura e della comunità.. Come quella volta che finalmente trovammo un piccolo spiazzo, ed era in Valle d’Aosta, e già cominciavamo a piantare le tende e subito fummo quasi assaliti dal proprietario che, nonostante fosse già buio ci cacciò via dal suo terreno. Noi non lo sapevamo ma per i montanari anche un filo di erba per la poca che ne raccolgono nella estate è preziosa come alimento del suo armento: e noi glielo stavamo maltrattando, pestando al punto che nemmeno le mucche lo avrebbero più mangiato. Obtorto collo ci siamo sistemati un poco più oltre su indicazione dell’uomo, piantammo le tende e… udite udite ancor prima di consumare un poco di cena, sempre al buio, celebrammo la messa: così abbiamo dato corpo e verità alle parole di Pietro è bello per noi stare qui facciamo tre tende, le nostre erano 4 forse cinque canadesi. È bello per noi stare con Gesù in stretto contatto con quella natura che egli ci ha donato. Tre tende una per Te una per Mosè una per Elia. Noi ci siamo adattati nelle nostre canadesi solo dopo aver donato la tenda del nostro corpo del nostro cuore e della nostra mente a Lui Gesù, il Figlio di Dio nostro fratello e amico, nel momento della comunione. Ricordo che in una altra occasione un Rover disse, il primo giorno di route che era domenica, sempre in Valle d’Aosta, che apprezzava tantissimo la presenza dell’assistente per poter onorare il giorno festivo come facemmo dopo un poco di cammino con la celebrazione della S. Messa nascosti dalle nebbie d’altura.

               Eccoci dunque sul prato di Castel Raniero, e lo si vede non molto frequentato forse nemmeno dagli scout. Senza la divisa anche noi siamo tentati di omologare le nostre abitudini a quelle del mondo mentre il contrario dovrebbe essere. Sul prato dove la settimana scorsa i nostri scout hanno celebrato il centenario dello scoutismo faentino, ben sistemati e collocati nonostante i rigogliosi cespugli di rose selvatiche che vedo ancora qui presenti. Il rispetto per la natura, che anche noi pratichiamo, è un insegnamento importante. Anche se sembra di più un gioco a nascondino il loro ed il nostro essere qui.

               Noi siamo qui nella veste di scout adulti, e in questi cento anni quanti ve ne sono stati a Faenza e non solo, fedeli fino alla fine al loro grande spirito: semel scout sempre scout. Mano a mano che passano gli anni, i passo dopo passo, vanno inesorabilmente diradando a favore di qualche bel banchetto a base di tagliatelle ed arrosti misti e crostate, magari a casa del nostro indimenticabile Cesare.

               Sulla celebrazione di domenica scorsa, in questo stesso sito un attento resoconto lo potete trovare sul settimanale diocesano. Mi soffermo soltanto sul richiamo fatto dal Vescovo al prossimo Sinodo della chiesa Italiana che nella nostra diocesi verrà iniziato solennemente domani sera ore 18 in Cattedrale. Quanto al camminare insieme, se ci crediamo e come no, possiamo offrire la nostra molteplice esperienza associativa e riportarla concretamente con il nostro impegno nella chiesa della quale facciamo parte. Quando i due maestri dei novizi Giuseppe ed Elena nel non lontano 1978 (a fronte dei cento anni) mi vennero a scritturare come assistente, gli scout non avevano grande relazione con la Chiesa particolare. Pian piano da allora invece cominciò un florido cammino comune che dura ancora oggi. E tanti frutti sono nelle mani e nella mente del Buon Dio.

Due parole che ci richiamano il nostro calendario religioso. Ieri, 15 ottobre, era la memoria di S. Teresa d’Avila, detta la Grande. Nel 1581 questa festa cadeva il 4 ottobre, nel 1582, il matematico Cristoforo Clavio la spostò al 15 dello stesso mese cancellando ben 10 giorni dal calendario, che essendo ancora quello Giuliano era in anticipo rispetto al movimento del Sole di quell’arco di tempo. Il padre gesuita non ebbe alcun timore di praticare quel passaggio che non avrebbe turbato più di tanto il computo dei giorni come facciamo ancora noi oggi. E papa Gregorio XIII, sottoscrisse l’idea. Da cui calendario gregoriano, ancora oggi. Un risultato frutto di ben 1582 anni e più di ricerche scientifiche che hanno prodotto un risultato inoppugnabile. Ecco quel termine così importante che spesso anche noi oggi usiamo, non sempre a proposito: la scienza vista come studio della natura. Dunque non una pratica della natura fatta in modo improvvisato ma ben documentato come facciamo quando si programmano le uscite i campi e le route almeno entro il limite del possibile. E ben sappiamo quanto grande sia la fatica messa in atto. E quando osserviamo le stelle? Non sarà tutta scienza ma certo amore per la natura.

               Tornando, per concludere, a S. Teresa d’Avila una donna saggia, sapiente dunque santa, e soprattutto innamorata di Gesù e della santa Chiesa. Anche noi siamo chiesa come ha ricordato il vescovo la settimana scorsa ai nostri scout, e siamo figli della chiesa ancor prima di essere scout, cioè fin dal battesimo e poi con la celebrazione degli altri sacramenti. E ci hanno insegnato che la Promessa è come un nuovo battesimo un richiamo del primo sacramento da noi ricevuto che ci offre la strategia migliore per essere veri cristiani e veri cittadini.

               Per concludere davvero e non mento perché è tutto qui scritto, ora che torneremo alle nostre case, alle nostre comunità, al nostro lavoro, mi preme suggerirvi un antico detto romano che ben si addice alla nostra situazione di scout per sempre. Dicevano dunque gli antichi romani che avevano conquistato il mondo, FESTINA LENTE. E cioè affrettati con cautela che può sembrare una contraddizione ma che invece è una grande verità. L’uomo maturo, il cristiano, la guida e lo scout, non si faranno mai sopraffare né dalla pigrizia o dall’ozio e nemmeno dalla frenesia: non si arriva da nessuna parte. Ma procederà con cautela e con cura, con coraggio, decisione e consapevolezza e quanto è importante questo quando c’è di mezzo la salvezza eterna in Cristo Gesù, forse noi più grandicelli ce ne siamo già resi conto. Ed affidiamoci sempre all’aiuto e alla intercessione di Maria madre di Gesù, Madonna degli scout. Forse qualcuno sa che al Prato Penna poco sopra l’eremo di Camaldoli, gli scout faentini hanno collocato una immagine della Loro Madonna in occasione di un anno Santo 1950 (?). Bene per chi la conosce gli altri potrebbero organizzare nella prossima primavera un piccolo pellegrinaggio in loco, vista la bella occasione ancora fresca di memoria.

Buon centenario.