Ogni nome ha un volto, non tutti i volti hanno un nome. Identità e alterità sono i concetti chiave attorno ai quali il Mu.Ve. ha deciso di costruire la sua riflessione artistica e culturale per il 2021. Io e l’Altro: quale immagine più efficace, nel definirci come Io e come Altro, nel modellare la nostra percezione dell’identità se non il Volto? Io e Ora, la Maschera del nostro quotidiano comunicare.

Ciascuno di noi possiede uno specchio magico, come quello della regina di Biancaneve, un “servo delle brame” dove riflette il proprio volto ogni giorno, mille volte al giorno. Il filosofo Thomas Macho ha scritto che viviamo in una “società facciale”, una società che produce volti senza sosta.

I social ci hanno aperto una porta magica sul mondo intero, ma ci hanno messi di fronte al paradosso di un’apertura a forma di specchio. Quello specchio dove ci riflettiamo mille volte al giorno e attraverso il quale ci rimandiamo agli altri nell’infinita teoria di selfie che usiamo per raccontarci. Il volto, che nella comunicazione diretta è il portatore del messaggio “non verbale”, sottile, messaggero di informazioni inconsce che spesso racconta anche quello che non vorremmo raccontare, nella comunicazione mediata è un volto costruito. E quello degli altri è un volto che in questo gioco stiamo perdendo la capacità di leggere e interpretare.

Il “libro delle facce” è un libro che raramente racconta la verità.

Quali significati diamo al volto, simbolo fondamentale della nostra identità, ricordato anche da Papa Francesco?

Dov’è il volto? Dov’è la maschera? Quali e quanti significati diamo a questo fondamentale simbolo della nostra identità, territorio di confine fra l’interiorità e l’esteriorità, luogo dove incontriamo noi stessi e gli altri?

Nel contesto delle difficoltà e delle sofferenze che questi lunghi mesi di pandemia ci stanno facendo sperimentare, il Volto compare anche nelle parole di papa Francesco: “La malattia ha sempre un volto, e non uno solo: ha il volto di ogni malato e malata, anche di quelli che si sentono ignorati, esclusi, vittime di ingiustizie sociali che negano loro diritti essenzial[…]i”. Su questa “scintilla” di riflessione, come ogni anno, ecco la proposta di collaborazione con gli artisti delle nostre realtà locali, perché partecipino con la loro personale interpretazione del Volto alla mostra collettiva, che sarà punto di arrivo della stagione estiva del museo.

Silvia Samori