Una celebrazione, quella di domenica prossima 9 novembre a Lutirano, dove la Fede incontra la Memoria, in un contesto di prossimità, di partecipazione. Alle 11:00 è prevista, nella chiesa parrocchiale, la messa festiva in suffragio dei caduti di tutte le guerre e, a seguire, la deposizione di una Corona alla memoria, sul sagrato, presso la lapide che ricorda i caduti lutiranesi nella Grande guerra, a cura dell’Associazione Volontari Valle Acerreta. È difatti nei piccoli centri, nelle parrocchie rurali, che, più spesso, il monumento ai caduti delle due guerre mondiali o ancor più frequentemente, della prima, come nel nostro caso, si trova sulla facciata della chiesa, nella forma di lapide marmorea, o nelle sue immediate vicinanze: questo perché la guerra del ’15-’18, con la chiamata universale alle armi, fu il primo grande evento capace di unire gli italiani, sebben in trincea, o in virtù di essa: la prima forte esperienza comune, vissuta al fronte come nelle famiglie rimaste a casa. Un’esperienza capace, di fatto, al di là del giudizio storico, di unificare e strutturare capillarmente la Memoria, nelle città e ancor più nei paesi e nelle campagne, dopo l’unità d’Italia: in un contesto ancora segnato da arretratezza, contrasti politici, economici e sociali. Attraverso il lutto portato con sé da questo drammatico accadimento, il lungo, complesso e tortuoso percorso risorgimentale, fino ad allora elitario, entrò finalmente in ogni famiglia, in ogni comunità: divenne popolare. Per la prima volta le comunità intere, soprattutto le più piccole, percepirono il lutto delle famiglie dei caduti come proprio, di tutti. E lo elaborarono quale Memoria, in termini inediti di patriottismo, nel processo di costruzione di senso dell’unità nazionale e come monito e invocazione di pace per le generazioni future: in una prospettiva non solo politica ma trascendente, religiosa.
I nomi dei caduti incisi nel marmo divennero il primo vero documento riconosciuto dalla gente, del nuovo stato unitario e della propria appartenenza ad esso. Questa del 4 novembre, che coincide con l’anniversario della vittoria, è veramente la festa dell’Unità nazionale ed è altrettanto vero che la patria esiste quando la si difende; in qualsiasi modo, non solo con le armi: ma in questo contesto storico il passaggio fu questo. Nulla come il lutto, come la parola sangue ci brucia addosso perché è un linguaggio che tutti capiamo e che chiede conto a tutti. È nelle piccole comunità come la nostra che più si è costruita la Memoria, con il significato di cui sono capaci la prossimità e la partecipazione: elementi che tutt’oggi ne costituiscono la peculiarità. Con questi sentimenti risuona oggi la parola pace nei nostri cuori: con il contributo che anche le piccole comunità possono portare ai valori universali, nel loro specifico lessico, nella loro semantizzazione, con le loro parole, ogni giorno: l’alfabeto della pace nelle relazioni. I sacrari dei caduti presentano ovunque una ritualità che unisce aspetti religiosi e laici, anche nelle cerimonie ad essi connesse. La sacralità religiosa è legata all’approccio al mistero della morte, all’atto della tumulazione, al suffragio, mentre la sacralità laica è legata alla memoria collettiva, al monito morale, alla celebrazione dei valori patriottici e al civismo: sono luoghi di raccoglimento, i sacrari, sia da un punto di vista religioso che laico, dove risuona non più il crepitio delle armi ma il silenzio assordante della parola pace, che è il dono di Dio per eccellenza, affidato all’uomo, alle sue mani. Sono luoghi che rafforzano l’identità nazionale e anche universale, celebrando il sacrificio dei militari alla storia nazionale, il loro contributo alla collettività e alla comunità internazionale, oggi anche attraverso le missioni di pace. E allora anche la nostra celebrazione in Valle Acerreta, seppur dimessa, si riveste di importanza e di dignità, nonchè di speranza per il mondo d’oggi, non meno di quella solenne e nazionale all’Altare della Patria a Roma, dove è tumulato il Milite ignoto, luogo simbolico e fortemente evocativo. Le circostanze di oltre cent’anni fa sono cambiate o forse tendono purtroppo a ripetersi, ma la lezione di vita che possiamo attingere a questa fonte che è la Storia, è imperitura: che essa trovi in noi buoni allievi! Siamo tutti invitati domenica: saranno con noi i rappresentanti delle Associazioni d’Arma del territorio, che a Lutirano sono sempre i benvenuti. Nessuno si senta escluso!
Fabio Gurioli, pres. Ass. Vol. Valle Acerreta
Gianluca Massari, diacono














