I giovani vanno incontrati dove si autoconvocano. L’incontro simpatico con Gesù

copertina non posso tacere.don benzi

Un sacerdote già santo per chi l’ha conosciuto

Oggi ricorre il 18 esimo anniversario della morte di don Oreste Benzi. Siamo pure nel centenario dalla nascita, il 7 settembre del 1925. Non posso non ricordare qualcosa del mio rapporto con quel sacerdote già santo per i tantissimi che l’hanno conosciuto. E io sono tra quelli. Don Oreste lo consideravamo già santo in vita, nonostante i limiti che ogni persona si porta sempre con sé. Ma il suo spendersi fino in fondo e ogni giorno per i più deboli, gli emarginati, gli abbandonati, le mamme sole, le persone disabili, i tossici, gli zingari, gli immigrati, i carcerati lo ha reso un simbolo per chi si dedica al prossimo in virtù del suo incontro con Cristo.

Aveva compreso la bellezza dei doni ricevuti

Don Benzi, cui sono stato vicino in maniera particolare nonostante non fossi un aderente alla comunità papa Giovanni XXIII, era uno che aveva compreso fino in fondo la bellezza dei doni ricevuti. E se quel che aveva gli era stato regalato, questo era il suo pensiero, andava reso in toto e se possibile moltiplicato. Ecco perché si è sempre speso fino allo sfinimento delle energie, fino ai suoi ultimi giorni terreni.

Era un mistico-operativo. Snocciolava le Ave Maria

Don Benzi non era un prete di strada. Per come l’ho conosciuto era un mistico-operativo. Ma prima di tutto era un mistico. Aveva con Dio un rapporto strettissimo. La sua preghiera era incessante. Non perdeva attimo per non recitare il rosario. Magari si addormentava in auto, ma poi riprendeva e snocciolava le Ave Maria. Non era neppure un prete ribelle, uno di quelli che fanno le battaglie sociali e si mettono contro la Chiesa istituzione. 

Obbediente al suo vescovo, trovava escamotage da furbone qual era. Il suo vescovo gli impediva di andare in discoteca a incontrare i giovani? Allora lui ci andava a Cesena o a Pesaro, visto che così sarebbe stato fuori diocesi. In questo modo non avrebbe disobbedito all’autorità e non avrebbe disobbedito al suo insegnamento: i giovani vanno incontrati dove si autoconvocano. Vale a dire, anche in discoteca.

L’incontro simpatico con Gesù. La casa sulle Dolomiti

Don Benzi voleva che i ragazzi potessero sperimentare l’incontro simpatico con Gesù, che potessero apprezzare le cose belle della vita, come ad esempio le Dolomiti. Per questo cerco i finanziamenti necessari per poter costruire la casa Madonna delle vette ad Alba di Canazei, proprio sotto la Marmolada, un posto d’incanto.

Sana e santa inquietudine

A don Benzi sono debitore. Mi ha trasmesso una sana e santa inquietudine, quella che ti prende perché non sempre riesci a fare quello che vorresti. Lui ce la metteva tutta ogni giorno. Sempre in prima fila, sempre in lotta, sempre a portare un sorriso dove c’era rassegnazione e a battersi per chi non aveva voce. “Non posso tacere” è il titolo del primo libro che ho curato per lui nel 1999, dalla rubrica che teneva ogni settimana sul Corriere Cesenate “Lettere a don Oreste”. Davanti alle troppe ingiustizie, don Oreste non poteva che alzare la voce. Lui voleva farsi sentire, davanti anche ai personaggi più influenti della politica e del governo. Non aveva alcun timore, ma si batteva come leone per difendere chi da solo non era in grado di farlo. Si indignava se veniva calpestata la dignità di una persona.

I “Lunedì della fede” in parrocchia

Don Benzi è stato una roccia nelle fede. Ricordo perfettamente i “Lunedì della fede”, in parrocchia, alla Grotta rossa, a Rimini. C’era un popolo variegato, stupendo nella sua varietà. C’eravamo tutti e lo ascoltavamo come chi sa che gli serve quel che sente in quel momento. Serate impregnate di vita, di storie, di Sacre scritture che il don citava a memoria. E poi il dopo incontro: non si andava mai via. Si rimaneva insieme fino all’uno, alle due di notte. Don Oreste si appoggiava un paio d’ore in casa a riposarsi un po’ per poi ripartire prestissimo chissà verso quale destinazione, in Italia o nel mondo.

Un pazzo di Dio. Il centuplo quaggiù

Don Benzi era un pazzo di Dio. Ti contagiava con il suo ardore da romagnolo puro sangue. Standogli vicino si capiva che l’esperienza cristiana gli aveva aperto orizzonti inimmaginabili. Era davvero il centuplo quaggiù. E anche di più, molto di più. L’opera da lui fondata è straordinaria e mantiene la fedeltà dell’idea del fondatore: dare vita a un popolo in grado di condividere tutto con chi non ha nulla. Non servono istituti per gli anziani, per i disabili gravi, per chi non vuole nessuno. Se tutti ci muoviamo, se ci facciamo coinvolgere in questa rivoluzione d’amore, il mondo può davvero cambiare. Un’utopia? La sua testimonianza dimostra che è possibile e i suoi amici sparsi in tutti i continenti lo dicono forte e chiaro. Don Benzi, un profeta ancora tutto da scoprire. Di certo un santo nel mezzo del Paradiso.

Francesco Zanotti