“Non mi ha telefonato il Papa il giorno prima per dirmelo”. Lo chiarisce subito Giovanna Chirri, storica vaticanista dell’Ansa e autrice dello scoop che ha annunciato al mondo le dimissioni di Benedetto XVI

Le notizie non si sta seduti ad aspettarle

Come a dire: le notizie non si sta seduti ad aspettarle. Per trovarle servono cultura, attenzione al mondo contemporaneo e soprattutto scarpe buonePer raccontare, anzitutto, bisogna esserci: “È il cronista che decide cosa è notizia. Se stai in redazione sono altri a decidere per te”.

Ospite del Rotary club cesenate

La vaticanista è stata ospite, ieri sera al ristorante La Cerina di San Vittore, del Rotary Club cesenate guidato dalla presidente Ombretta Sternini. Tra gli ospiti anche il past governor Adriano Maestri con la moglie Lina. 

A dialogare con Giovanna Chirri, nel corso della serata, il nostro direttore e past president del club, Francesco Zanotti.

L’elezione di un Papa interessa tutti, anche chi non crede

“La morte del Papa e l’elezione del nuovo e il Giubileo: cosa può volere di più un vaticanista in un anno in termini di notizie?”, lancia la palla Zanotti. “Certo, l’elezione di un Papa interessa tutti, anche chi non crede. Poi quella di Leone ha tanti elementi di novità. Appena c’è la fumata bianca, a Roma tutti lasciano quello che fanno e corrono in piazza San Pietro. Quella fumata dà un’energia unica”.

Papa Leone vuole una Chiesa missionaria, sinodale, accanto ai poveri

Se il papato di Francesco, dice la vaticanista, è stato “terremotante”, anche da quello di Leone, pur nella differenza di stile, si attendono sorprese. “Anzitutto è un altro religioso, e nessuno se lo aspettava. Poi un Papa statunitense che è stato missionario per 20 anni in Perù. Nel suo primo discorso ha parlato in italiano e in spagnolo: un messaggio forte a quegli americani che pensavano di accaparrarsi il Papa”. 

Leone non è un restauratore, sostiene la giornalista, ha intenzione di portare avanti le innovazioni di Francesco e vuole una Chiesa “missionaria, sinodale e accanto ai poveri. L’ha detto nel suo primo discorso da Papa che aveva scritto lui stesso”. Questa la direzione, nel solco di una linea iniziata dai suoi predecessori, almeno da san Giovanni Paolo II in qua, che ha l’obiettivo di “portare Cristo all’uomo di oggi”. Ovunque esso sia, dalle periferie esistenziali a quelle geografiche. 

Pietro Parolin, in questo, è un collaboratore prezioso: “è tornato centrale – conferma Chirri rispondendo a una domanda specifica -. Un uomo dalla diplomazia raffinatissima”.

“Se stai in redazione è un altro a decidere cos’è notizia per te”

Per fare il vaticanista cosa serve? Buoni libri e buone scarpe, dice la giornalista raccontando di quando il suo capo dell’Ansa che la volle al Servizio vaticano, le regalò “una pila di volumi da leggere: anzitutto l’annuario pontificio, poi ‘Chi è e cosa fa il Papa”, la Storia della Chiesa di padre Giacomo Martina e tanti altri”. Il nodo sta lì, e anche nelle “buone scarpe”: “Oggi manca lo stare in strada. Se stai in redazione è un altro a decidere cos’è notizia per te. Credo sia un tema per il futuro della nostra professione”.

Papa Benedetto XVI, le parole della rinuncia

E Giovanna Chirri c’era quell’11 febbraio del 2013, quando papa Benedetto XVI, in latino, annunciò la sua intenzione di lasciare il pontificato. “Era un concistoro, c’erano pochissimi giornalisti perché considerato di scarsissimo appeal. Stavano parlando in latino da 40 minuti. E io non sono una latinista, com’è stato scritto, ho semplicemente fatto il Classico alla fine degli anni ’70. Questo mi ha permesso di capire quel che stava succedendo, prima con la pancia che con la testa”. A fare drizzare le antenne alla giornalista sono stati due elementi: “il Papa, finito il Concistoro, è rimasto seduto a leggere un foglietto – spiega -. E a un certo punto ha usato l’espressione ‘ingravescentem aetatem” che era quella introdotta da Paolo VI per le dimissioni dei cardinali. Per me erano le parole della rinuncia”.

“Al momento opportuno sarai sola”

Ma a quel punto era necessario spiegarlo al mondo: “Ho cominciato a tremare, mi scoppiava la testa – racconta -. Per mesi ho avuto l’incubo di aver capito male. Ho iniziato a telefonare a tutti in Vaticano per chiedere conferma e non mi rispondeva nessuno. Mi sono ricordata di quello che mi diceva un altro dei miei capi: al momento opportuno sarai sola’. Ho chiamato all’Ansa, perché non potevo battere la notizia da sola. In redazione ha risposto una collega, vicecaporedattore, atea convinta, che si è fidata di me.

Nel frattempo mi ha richiamato padre Lombardi. Questo il nostro dialogo: ‘Padre Federico, ho capito bene?’. ‘Hai capito benissimo, lascia il pontificato il 28’. Non l’ho nemmeno salutato. E abbiamo scritto: ‘Papa: lascia il pontificato. Dal 28 sede vacante’”. Così il mondo ha capito che la storia della Chiesa era cambiata”.

Daniela Verlicchi