Il 10 luglio scorso è tornato alla Casa del Padre, Don Tarcisio Dalle Fabbriche: Don Trick, come era amichevolmente chiamato a Russi, ma anche in tutte le parrocchie in cui aveva svolto la sua opera pastorale. Le eseque sono state celebrate martedì scorso 15 luglio nella Chiesa di San Giuseppe artigiano a Faenza, dove era stato parroco dalla fine degli anni ’90 fino al 2007, quando era stato inviato a Santa Lucia delle Spianate fino alla pensione. Don Tarcisio era nato a Faenza nel 1947. Ordinato sacerdote della Diocesi di Faenza-Modigliana nel 1971, dopo il primo incarico di cappellano nella Parrocchia di San Marco, nel 1972 era stato trasferito sempre in qualità cappellano nella Parrocchia di Russi, a fianco di quel grande sacerdote che è stato Mons. Silvano Montevecchi, poi vicario diocesano di Mons. Francesco Tarcisio Bertozzi, quindi amministratore apostolico diocesano e vescovo di Ascoli Piceno. Erano una coppia affiatata, stimata da tutti. A Russi Don Trick ha svolto la sua opera pastorale, educativa e sociale (ma anche tecnica) fino al 1980, per diventare parroco di Santa Maria in Basiago, poi di San Giovannino, quindi, come ricordato, di San Giuseppe e Santa Lucia. Don Trick, è stato anche insegnante di religione (aveva conseguito la licenza con lode in teologia presso lo Studio Teologico San Tommaso di Bologna) ed insegnante di elettrotecnica ed elettronica nei corsi integrativi della scuola media russiana (si era diplomato in elettrotecnica all’Istituto Tecnico Internazionale di Varese), realizzando altresì molti impianti elettrici e riparazioni radio-tv, non soltanto per la Parrocchia, l’Oratorio, il Circolo e Cine-teatro Jolly, ma anche per le istituzioni locali.
Le messe del primo gennaio e i campi estivi e la Russia

Ho mille episodi del nostro rapporto russiano… Ne ricordo appena tre. La Messa del primo giorno dell’anno. Con i giovani, sposati e non, del gruppo guidato da par suo da Mons. Gian Domenico Gordini, un altro grande sacerdote della nostra comunità, la notte di San Silvestro la trascorravamo a casa dell’uno o dell’altro amico tirando mattina per andare alla prima Messa quella delle 6.30, poi delle 7.00, celebrata appunto da Don Trick. Era un appuntamento fisso, anche perché le sue omelie, non soltanto quelle del 1° gennaio, erano chiare, brevi ed incisive, secondo lo stile del prete-giornalista-scrittore Don Francesco Fuschini, che affermava: “Pregda curta e brasula longa” (letteralmente, Predica corta e braciola lunga). E così potevamo andare a dormire in pace con noi stessi, fra noi e col Signore. Il campo estivo a Malga Bissina, nella trentina Val Daone. Don Silvano, un anno che ero ancora universitario, mi mandò come educatore con Don Trick ed una trentina di adolescenti al campo parrocchiale, antesignano degli attuali Grest. Quell’anno, in montagna, Don Trick si fratturò una spalla, per cui come educatore anziano mi aveva dato maggiori responsabilità. Certo, anche ingessato Don Trick era sempre con i ragazzi, fatto sta che uno di loro un tardo pomeriggio fu beccato da un serpente – sembrava una vipera, ma probabilmente non lo era, anche se i fori sulla gamba del malcapitato erano due e paralleli –, per cui, volente o nolente, fui costretto a guidare la sua auto su strade per me sconosciute per portarlo all’ospedale di Trento per le cure del caso. Grazie a Dio il giovane ragazzo guarì, anche se passammo una notte insonne, con buona pace di tutti, genitori compresi, che arrivarono lì di prima mattina. L’ordinazione episcopale di Mons. Paolo Pezzi. Per andare a Milano a prendere l’aereo per Mosca, Don Trick venne a casa mia in auto il pomeriggio precedente; facemmo il viaggio insieme alternandoci alla guida (al ritorno lasciò guidare me) per giungere a Carate Brianza, ospiti del russiano Giuseppe Gorini e della sua famiglia, che viaggiarono con noi il giorno dopo sull’Aerflot che ci portò nella capitale russa. La cosa che più colpì Don Trick fu l’amicizia fra i preti missionari della San Carlo, la fraternità sacerdotale di Paolino, di Don Paolo. Trick dopo quei quattro giorni trascorsi insieme, proprio nel viaggio di ritorno – lo ricordo come fosse ora – mi diceva: “Noi passiamo una decina d’anni in seminario insieme agli altri seminaristi e non vediamo l’ora di andare da soli in una qualsiasi parrocchia… Questi qui invece sono contenti di stare insieme tra loro (infatti, vengono inviati in missione almeno in due, ndr)”.
Caro Trick, ora potrai stare insieme col tuo Signore, con quella letizia che hai sempre cercato e che hai testimoniato – “Come posso, come posso”, ripetevi – nelle comunità dove hai svolto il tuo ministero. Con la speranza di rivederci un giorno.
Elio Pezzi














