Un cane che entra in una scuola per l’infanzia non è più, semplicemente, “un cane”. È un compagno di viaggio. È un amico, un esempio da seguire, una guida che — senza parlare — insegna. Così è accaduto al nido di Brisighella, dove Karma, una dolcissima meticcia di cane corso di oltre undici anni, ha accompagnato i bambini in un percorso di crescita attraverso il movimento, il gioco e la relazione.

Un progetto a misura di cane e di bambino

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Veronica Berardi, Karma e i bimbi del nido di Brisghella


L’iniziativa è frutto del lavoro di Veronica Berardi, istruttrice cinofila faentina con anni di esperienza, che ha realizzato questo progetto in collaborazione con Giulia Pisotti, educatrice del nido Filafilò. «Non volevamo solo portare un cane tra i bambini – racconta Veronica – ma creare un progetto pensato davvero “a misura” di cane e bambino. Il nostro obiettivo era far emergere l’animale non come oggetto di attenzione, ma come vero e proprio protagonista della lezione, qualcuno da ascoltare e osservare, non qualcosa da accarezzare a comando». Il progetto si è articolato in otto incontri, iniziati a fine marzo e protrattisi per un paio di mesi. Ogni lezione è stata costruita su piccoli esercizi di psicomotricità svolti nel giardino del nido, sfruttando gli attrezzi già presenti: panchine, piccoli ostacoli, passaggi sopra e sotto, percorsi tra oggetti e stimoli naturali. «Una cosa semplice per un adulto – racconta Veronica – come usare una panchina come passerella, per loro è un’avventura. Ed è lì che Karma entrava in scena». Karma non era una semplice presenza: guidava l’attività, mostrava ai bambini cosa fare, dava il via al gioco. Se il passaggio era troppo stretto e lei non riusciva ad attraversarlo, i bambini lo notavano e riflettevano. Se invece riusciva, la imitavano, spesso accompagnati dalla mano dell’educatore o con Karma che camminava loro accanto. Alla fine, qualche bocconcino premio per la cagnolina, e un sorriso per tutti.

Non solo pet therapy, ma attività educative assistite

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Il valore educativo del progetto si è rivelato nel tempo. «I bambini inizialmente erano timorosi – spiega Veronica –. Parliamo di piccoli sotto i tre anni, alcuni anche molto più piccoli. C’è voluto tempo perché si lasciassero andare, per conquistare la loro attenzione. Ma i progressi sono stati visibili. Soprattutto nei bambini più introversi o in difficoltà: è stato emozionante vederli aprirsi, attendere l’arrivo di Karma con gioia, accarezzarla con delicatezza crescente, imparando a contenere l’entusiasmo come si fa in una relazione vera, che cresce col tempo».
Non si tratta di pet therapy in senso stretto, ci tiene a precisare Veronica, ma di attività educative assistite, in cui la presenza del cane è pensata per stimolare esperienze, non per “curare” qualcosa. E in questo senso, la chiave è il rispetto. «Rispetto per il cane, che non viene forzato a fare nulla. Se Karma si stancava, si sdraiava, se aveva sete, beveva. I bambini hanno imparato anche così: osservando che non tutto accade a comando, ma secondo i tempi e i bisogni di ciascuno. Come succede anche a loro».

Un lavoro su relazione, comunicazione e ascolto reciproco


Veronica Berardi, laureata e formatasi nel campo della psicologia animale, collabora con l’associazione Attivamente Cane Faenza, ma opera anche fuori regione come libera professionista. La sua passione per i cani nasce da lontano e si è evoluta in un approccio che vede nell’educazione cinofila non solo sport e comandi, ma un lavoro complesso sulla relazione, sulla comunicazione e sull’ascolto reciproco. A rendere possibile questo progetto è stata anche la sensibilità del personale del nido, che ha accolto con entusiasmo l’idea e ha lavorato in sinergia con Veronica. «Il clima è stato davvero collaborativo – sottolinea –. Abbiamo potuto adattare ogni attività ai tempi e agli umori di Karma e dei bambini, senza rigidità, ma con grande cura. Ed è così che sono nate le esperienze più belle». L’esperienza di Brisighella ha lasciato il segno. Non solo nei ricordi dei piccoli, che aspettavano Karma come si aspetta un’amica speciale, ma anche nel cuore di chi ha guidato il progetto. «Mi piacerebbe davvero poterlo ripetere – confessa Veronica –. Perché ogni incontro ha lasciato qualcosa. E perché ci ricorda che l’educazione passa anche da ciò che è semplice, autentico e vivo. Come lo sguardo attento di un bambino. O il passo calmo di un cane che lo accompagna».

Samuele Marchi