Un’occasione di riavvicinamento! Questo sussurra Barbara puntando gli occhi sopra la porta di ingresso della chiesa di Alfonsine. E quella che mi invita a guardare con lei non è una semplice opera d’arte. È un’opera uscita dal suo studio e dalle sue mani, un lavoro di due anni fa, condiviso con Edith Baldi. Nata mosaicista, Barbara Bertoni, ha uno studio da ceramista ad Alfonsine. Poco prima del 2000 fu invitata a realizzare una Madonna che tutti possono ammirare in cima alla facciata della chiesa Santa Maria. Opera voluta dall’Avis e da Amare Alfonsine, con le sollecitazioni di Italo Gregori e di don Tiziano Zoli. Immagine che guarda dall’alto la città e che, in alcuni suoi particolari, è riprodotta sotto la stessa, assieme alla scritta: Beata Vergine Maria delle Grazie.

La storia della lunetta del Risorto

Un paio di anni fa, invece, l’attuale parroco don Massimo ha chiesto a Barbara di realizzare una seconda opera da poter collocare nella lunetta (3 metri per 1,5) collocata sotto al portico, appena sopra la porta centrale di ingresso. Come nel primo caso si è reso necessario ben più di un sollecito. Ma in questo secondo lavoro, proprio in quel tempo il corpo di Barbara rivelò i segni di una malattia importante, con cui fare i conti con impegno e senza troppe distrazioni. Visite e cure andavano a incrociare le sollecitazioni per realizzare la nuova opera. Lei ancora ricorda quei momenti. E ricorda come chiese a Edith, originaria di Russi e che le era stata amica e compagna di studi a Ravenna, di collaborare.
Finiti gli studi sul mosaico, mentre Edith si trasferiva in Veneto sviluppando professionalmente l’arte imparata, Barbara sceglieva di studiare l’arte ceramica per sviluppare una sua possibile attività. Cosa che le è riuscita. Due anni intensi, con un sentito grazie a Giorgio Palli, faentino che l’ha avvicinata all’uso del tornio e degli stampi, e un grazie al compianto Giuliano Vitali che l’avvicinò alle decorazioni.
Le due amiche iniziarono con immagini consegnate loro, di artisti moderni e famosi, ma lungo la strada hanno finito per impostare qualcosa di originale. Di loro! «Abbiamo fatto studi di anatomia per ottenere le giuste proporzioni – raccontano – . Anche l’immagine del Risorto è uscita dai nostri disegni». Poi, un giorno sono andate presso una vecchia vetreria di Venezia, Orsoni, a cercare i piccoli tasselli di vetro con i colori che si possono ammirare. E guardando con attenzione si possono scorgere piccoli tasselli di vetro del Cristo e dello sfondo, che s’accompagnano alle inserzioni in terra cotta di cui è fatto in gran parte il sudario, modellate a mano e successivamente smaltate. Con colori perfettamente amalgamati tra vetro e ceramica.
Diverse le famiglie che hanno contribuito alla realizzazione dell’opera in memoria di loro congiunti: Gabriele Andraghetti, Pinuccia Ghini Petelio, Paolo Petelio, Gaetano Vecchi e Tina, Luigi Minonzio e Anna Garavini.
In tutto questo, ci siamo persi il filo della malattia che, dopo essere apparsa, si è inabissata, tornando a liberare la vita in una sorta di resurrezione parallela. Quella del Cristo, nostro redentore, e quella di Barbara tornata a esprimere in quell’opera, e in quelle che continua a realizzare, tutta la sua gratitudine.

Giulio Donati