Leone XIV questa mattina, nel Palazzo apostolico vaticano, ha ricevuto in udienza i superiori e gli officiali della Segreteria di Stato con il cardinale Pietro Parolin.
“Responsabilità condivisa”
“Mi consola – ha premesso il Papa – sapere di non essere solo e di poter condividere la responsabilità del mio universale ministero insieme a voi”. Poi, a braccio ha aggiunto: “Non è nel testo, però dico molto sinceramente che in queste poche settimane – ancora non siamo a un mese del mio servizio in questo ministero petrino – è evidente che il Papa da solo non può andare avanti e che ci vuole, è molto necessario, poter contare sulla collaborazione di tanti nella Santa Sede, ma in una maniera speciale su tutti voi della Segreteria di Stato. Vi ringrazio di cuore”.
Incarnazione, cattolicità e lavoro di sintesi
Prevost, tornando al testo, ha poi sottolineato che “attualmente quasi la metà di voi sono fedeli laici. E le donne, laiche e religiose, sono più di cinquanta”. Due le dimensioni essenziali dell’istituzione vaticana: l’incarnazione nel tempo e nella storia e la cattolicità per “valorizzare le diverse culture e sensibilità”.
Per il Santo Padre “l’incarnazione, quindi, ci rimanda alla concretezza della realtà e ai temi specifici e particolari, trattati dai diversi organi della Curia; mentre l’universalità, richiamando il mistero dell’unità multiforme della Chiesa, chiede poi un lavoro di sintesi che possa aiutare l’azione del Papa. E l’anello di congiunzione e di sintesi è proprio la Segreteria di Stato.
Infatti, Paolo VI – espertissimo della Curia Romana – ha voluto dare a tale Ufficio un nuovo assetto, di fatto costituendolo come punto di raccordo e, quindi, stabilendolo nel suo ruolo fondamentale di coordinamento degli altri dicasteri e delle istituzioni della Sede apostolica”.
Dal Leone XIV un “grazie per le competenze che mettete a disposizione della Chiesa, per il vostro lavoro quasi sempre nascosto e per lo spirito evangelico che lo ispira. E permettetemi, proprio a motivo di questa mia riconoscenza, di rivolgervi un’esortazione rifacendomi ancora a san Paolo VI: questo luogo non sia inquinato da ambizioni o antagonismi; siate, invece, una vera comunità di fede e di carità, «di fratelli e di figli del Papa», che si spendono generosamente per il bene della Chiesa”.