Udienza generale in piazza San Pietro, questa mattina, per papa Leone XIV. Il Santo Padre ha incentrato la sua catechesi sulla parabola degli operai nella vigna (Matteo 20,1-7). Tra le migliaia di fedeli, anche due reclusi del penitenziario di Rebibbia, in permesso premio. 

“Oggi si compra e si vende anche l’affetto e la dignità”

A volte, ha commentato Prevost, “abbiamo l’impressione di non riuscire a trovare un senso per la nostra vita: ci sentiamo inutili, inadeguati, proprio come degli operai che aspettano sulla piazza del mercato, in attesa che qualcuno li prenda a lavorare. Ma a volte il tempo passa, la vita scorre e non ci sentiamo riconosciuti o apprezzati“.

 Per il Papa “la metafora della piazza del mercato è molto adatta anche per i nostri tempi, perché il mercato è il luogo degli affari, dove purtroppo si compra e si vende anche l’affetto e la dignità, cercando di guadagnarci qualcosa. E quando non ci si sente apprezzati, riconosciuti, si rischia persino di svendersi al primo offerente. Il Signore ci ricorda invece che la nostra vita vale, e il suo desiderio è di aiutarci a scoprirlo”.

“Dio cerca chi aspetta di dare un senso alla sua vita”

La parabola “dà speranza, perché ci dice che questo padrone esce più volte per andare a cercare chi aspetta di dare un senso alla sua vita” e prende degli operai anche “solo per l’ultima ora della giornata di lavoro”. Ma “l’originalità di questo padrone” si vede soprattutto al momento.

“Per il padrone della vigna, cioè per Dio – ricorda il Pontefice – è giusto che ognuno abbia ciò che è necessario per vivere. Lui ha chiamato i lavoratori personalmente, conosce la loro dignità e in base ad essa vuole pagarli. E dà a tutti un denaro“.

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(Foto Vatican Media/SIR)

“Gesù non fa graduatorie. Apre a tutti il suo cuore”

La parabola sottolinea che gli operai della prima ora “non riescono a vedere la bellezza del gesto del padrone, che non è stato ingiusto, ma semplicemente generoso, non ha guardato solo al merito, ma anche al bisogno. Dio vuole dare a tutti il suo Regno, cioè la vita piena, eterna e felice. E così fa Gesù con noi: non fa graduatorie, a chi gli apre il cuore dona tutto sé stesso“.

“Giovani, rimboccatevi le maniche”

Prevost non nega che “il cristiano di oggi potrebbe essere preso dalla tentazione di pensare: “Perché cominciare a lavorare subito? Se la remunerazione è la stessa, perché lavorare di più?”. A questi dubbi sant’Agostino rispondeva così: «Perché dunque ritardi a seguire chi ti chiama, mentre sei sicuro del compenso ma incerto del giorno? 

Bada di non togliere a te stesso, a causa del tuo differire, ciò ch’egli ti darà in base alla sua promessa». Vorrei dire, specialmente ai giovani, di non aspettare, ma di rispondere con entusiasmo al Signore che ci chiama a lavorare nella sua vigna. Non rimandare, rimboccati le maniche, perché il Signore è generoso e non sarai deluso! Lavorando nella sua vigna, troverai una risposta a quella domanda profonda che porti dentro di te: che senso ha la mia vita?”.

“Non scoraggiatevi”

Da qui un invito a non scoraggiarsi: “Anche nei momenti bui della vita, quando il tempo passa senza darci le risposte che cerchiamo, chiediamo al Signore che esca ancora e che ci raggiunga là dove lo stiamo aspettando. Il Signore è generoso e verrà presto“.

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Dalla diretta Vatican Media