Oltre la “torre di Babele” fatta di linguaggi senza amore. Là ci spinge ad andare papa Leone XIV che questa mattina nell’aula Paolo VI ha incontrato – alla sua prima udienza – 4mila giornalisti accreditati che hanno seguito i funerali di papa Francesco, il conclave e la sua elezione.

In aula Nervi con 4mila giornalisti accreditati. “Buongiorno”

Nel saluto iniziale c’è l’emozione delle prime volte, quella che gli abbiamo visto negli occhi il giorno dell’elezione. Entra con piglio deciso, annunciato dalle guardie svizzere. 

Papa Francesco era entrato da quella stessa porta pochi mesi fa, in sedia a rotelle. In comune hanno i grandi temi del pontificato precedente, la pace, l’intelligenza artificiale e la sfida del tempo per la Chiesa, un pizzico d’ironia, e il desiderio di incontrare. Anche Leone XIV inizia con un “Buongiorno”, ringrazia per l’accoglienza e fa una battuta in inglese: “dicono che se ti applaudono all’inizio non vale. Se sarete ancora svegli alla fine e vorrete applaudire, bè, grazie mille”.

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I saluti e le strette di mano a margine dell’udienza di stamattina. Foto Francesco Zanotti

L’incontro con la gente, la predilezione per chi viene dal Sud del mondo

Poi il discorso incentrato sulla consegna che papa Francesco ci aveva dato nell’ultimo messaggio per la Giornata delle Comunicazioni sociali: “Disarmare le parole”.

E una serie infinita di strette di mani e saluti, a cui il nuovo papa si sottopone, privilegiando chi viene dal sud del mondo. Non gli piacciono i selfie, ma firma palline da baseball, torna indietro per benedire un bambino, si mette al collo una sciarpa peruviana e si fa fotografare. Magari con un po’ più di imbarazzo rispetto a Francesco, ma con il desiderio di incontrare.

“La pace comincia da ognuno di noi”

«Beati gli operatori di pace», cita il Vangelo di Matteo nel suo discorso ai giornalisti. “Si tratta di una Beatitudine – dice – che ci sfida tutti e che vi riguarda da vicino, chiamando ciascuno all’impegno di portare avanti una comunicazione diversa, che non ricerca il consenso a tutti i costi, non si riveste di parole aggressive, non sposa il modello della competizione, non separa mai la ricerca della verità dall’amore con cui umilmente dobbiamo cercarla”.  

Non è un concetto astratto per il nuovo papa, la pace: “Comincia da ognuno di noi: dal modo in cui guardiamo gli altri, ascoltiamo gli altri, parliamo degli altri”, scriviamo degli altri.

Il pensiero ai giornalisti in carcere

E in questo c’è tutta la vertigine di una professione attraverso la quale, spiega, si incarna il diritto dei popoli ad essere informati, perché “solo i popoli informati possono fare scelte libere”. Ricorda chi paga con la libertà questa missione: i giornalisti incarcerati per il loro lavoro, e ne chiede la liberazione. “Grazie, cari amici, per il vostro servizio alla verità – aggiunge -: siete riusciti a narrare la bellezza dell’amore di Cristo che ci unisce tutti e ci fa essere un unico popolo, guidato dal Buon Pastore”. 

Le sfide della comunicazione. Uscire dalla torre di Babele

Le elenca tutte il nuovo pontefice le sfide per il mondo della comunicazione: “Viviamo tempi difficili da percorrere e da raccontare – spiega -. Essi chiedono a ciascuno, nei nostri diversi ruoli e servizi, di non cedere mai alla mediocrità. La Chiesa deve accettare la sfida del tempo e, allo stesso modo, non possono esistere una comunicazione e un giornalismo fuori dal tempo e dalla storia”. Occorre uscire quindi da quella torre di Babele, che nasce “dalla confusione di linguaggi senza amore, spesso ideologici o faziosi”. 

Non è solo questione di trasmissione di informazioni, ma di creare “cultura, ambienti umani e digitali che diventino spazi di dialogo e di confronto”. In tutto questo, l’Intelligenza artificiale, “col suo potenziale immenso, che richiede  responsabilità e discernimento per orientare gli strumenti al bene di tutti” è una sfida nella sfida.  

“Grazie per aver raccontato questi giorni speciali”

Ancora un grazie per per aver raccontato al mondo questi “giorni speciali” con ogni mezzo di comunicazione: tv, radio, web, social: “Vorrei tanto – aggiunge Leone XIV – che ognuno di noi potesse dire di essi che ci hanno svelato un pizzico del mistero della nostra umanità, e che ci hanno lasciato un desiderio di amore e di pace”. 

“Disarmiamo la comunicazione”

“Disarmiamo la comunicazione”, è l’appello finale, che riprende l’ultimo Messaggio per le Comunicazioni sociali di papa Francesco: “da ogni pregiudizio, rancore, fanatismo e odio, purifichiamola dall’aggressività”.

E traccia, in positivo, la via di una comunicazione disarmata e disarmante, “capace di ascolto, di raccogliere la voce dei deboli che non hanno voce. Disarmiamo le parole e contribuiremo a disarmare la Terra”. Una consegna, un programma, una missione da portare avanti insieme.