Mentre il mondo sta cambiando ad una velocità impressionante (in pochi decenni la rivoluzione della rete, i motori di ricerca e ora l’intelligenza artificiale), i problemi di oggi richiedono una combinazione complessa di meccanismi di mercato, intervento pubblico e azione dal basso della società civile per essere risolti al meglio.
La storia dei nostri giorni, dai femminicidi alle relazioni tra gli Stati dove sembra che negoziati e diplomazia siano diventati strumenti obsoleti in un mondo in cui esistono solo amici con i quali coalizzarsi e nemici da combattere con le armi, ci dice che abbiamo bisogno di introdurre in maniera significativa intelligenza relazionale e fraternità nella vita sociale e politica, cioè la capacità di stabilire, con il prossimo, un rapporto positivo e di rendere tale rapporto duraturo e proficuo. L’edizione del 2025 del Rapporto Mondiale sulla Felicità (World Happiness Report) uscita poche settimane fa sottolinea l’urgenza di muovere in tale direzione ed è una forte dimostrazione del valore e dell’importanza delle relazioni ai fini della soddisfazione e ricchezza di senso di vita. Dati a livello individuale provenienti da tutti i Paesi del mondo mettono in luce aspetti inediti di questa relazione. La quota di americani che mangiano da soli è aumentata in modo impressionante negli ultimi anni e questo è un problema perché le evidenze presentate nel rapporto dimostrano una correlazione positiva e significativa tra quest’indicatore di qualità di vita relazionale (numero di pasti condivisi con persone care) e felicità.
In un altro aspetto del rapporto si evidenzia come i comportamenti sociali attivi riducano significativamente il numero di morti per disperazione (suicidi, abuso di alcool e di droghe) e come il populismo sia l’esito di povertà di relazioni e mancanza di fiducia negli altri e nelle istituzioni. Avere una buona vita di relazioni e comportamenti sociali non solo rende le nostre giornate più felici, ma contribuisce significativamente al successo della vita professionale perché l’intelligenza relazionale è un fattore competitivo fondamentale per le imprese. Da questo punto di vista un lavoro pubblicato recentemente su decine di migliaia di imprese italiane con dati dell’indagine multiscopo Istat dimostra che le imprese con maggiore capacità relazionale registrino un valore aggiunto di 21mila euro per addetto superiore a quello del resto del campione.
L’intelligenza relazionale sarebbe fondamentale in questi tempi di guerra anche nei rapporti tra Stati per evitare di sprecare quest’epoca di straordinarie opportunità in conflitti sanguinosi ed inutili. La storia economica insegna che ricchezza, pace e prosperità nascono dalla cooperazione e dall’innovazione congiunta (uno più uno fa sempre tre come disse Papa Francesco a Confcooperative nel 2015) e che la lotta
per contendersi pezzi di terra o materie prime ha sempre portato morti e distruzione di valore economico (uno contro uno fa sempre meno di due). Le macchine su un terreno nuovo e accidentato non si possono guidare guardando solo nello specchietto retrovisore. Mettiamo lo studio e la riflessione sulle novità dei nostri tempi e l’intelligenza relazionale al servizio del bene comune: sarebbe un passo avanti!
Tiziano Conti