Infermieri introvabili. Se da tempo si lancia l’allarme sulla carenza di medici a tutti i livelli, poco si è parlato delle altre professioni sanitarie. Ma il problema c’è, e non è di facile soluzione, soprattutto a causa della costante diminuzione del numero degli iscritti al corsi di Infermieristica. E, spiega Claudio Proni, presidente dell’ordine professioni infermieristiche (Opi), nasce dal fatto che l’infermiere è un mestiere sottopagato e sottovalutato.

Proni, presidente dell’ordine professioni infermieristiche: ” 33 nuovi iscritti, ma in pensione sono andati in 60″


All’appello, solo sul territorio di Ravenna, stima Proni, mancano almeno 100 professionisti. Una situazione che si attesta nel panorama nazionale: «Dal congresso nazionale è emerso che nel Nord Italia mancano 30mila infermieri, in parte coperti dai professionisti stranieri che non hanno un titolo riconosciuto. Il Ministero della sanità ha prorogato fino al 2027 il riconoscimento in deroga dei titoli esteri. Il problema comunque resta aperto». Una situazione che si comincia a sentire anche sul territorio di Ravenna, prosegue Proni: «Per il 2025 abbiamo avuto 33 nuovi iscritti, ma 60 colleghi sono andati in pensione. A Ravenna raggiungiamo un totale di 3385 iscritti più due infermieri pediatrici. Ad aprile con i nuovi laureati arriveremo sopra i 3400. Al momento mancano almeno 100 infermieri sul nostro territorio».

La figura dell’infermiere non è valorizzata


Oggi “infermiere” ha molti significati: c’è chi lavora nel pubblico chi nel privato. Da poco è stata avviata la sperimentazione sull’infermiere di comunità, e poi c’è quello domiciliare, senza considerare tutto il territorio, e gli impieghi nelle case protette, Rsa, nuclei temporanei, per le demenze, disabilità adulta e pediatrica. A pesare su questo bilancio il calo delle nascite, ma appunto il fatto che oggi la figura dell’infermiere non è valorizzata, spiega Proni: «lo stipendio è basso rispetto ad altre professioni e a un percorso formativo impegnativo. A inizio carriera si aggira sui 1.500-1.600 euro al mese, a fronte di 35 ore settimanali – che spesso aumentano a causa della mancanza di personale – distribuite su turni, compreso sabato, domenica e notturno. Molti giovani preferiscono fare una scelta diversa nell’ambito delle professioni sanitarie, come terapista della riabilitazione, kinesiologo, radiologo, che non hanno turni e meno stress». Il miraggio del posto fisso è tramontato proprio a causa del super-lavoro e dello stress nel contatto con i pazienti. Nel privato, sottolinea il presidente dell’Ordine, «le cooperative offrono incentivi o bonus per tenersi stretti i propri operatori sanitari: agevolazioni casa, quattordicesima, affitto calmierato, auto». Mentre nel pubblico questo non esiste. Ci sarebbero infermieri disposti a trasferirsi da altre zone d’Italia dov’è più difficile trovare lavoro ma a Ravenna non ci sono case che possano accoglierli, sottolinea Proni: «mi chiamano anche dal sud per venire a lavorare da noi, ma la prima domanda riguarda proprio la possibilità di trovare un alloggio. Gli affitti sono schizzati alle stelle».

Nel 2030 in Italia mancheranno 65mila infermieri


Quali le soluzioni, dunque? «L‘aumento di stipendio aiuterebbe, anche se questa è una professione che si sceglie per amore. Una volta lo stipendio era discreto, adesso rispetto al caro vita è basso. Abbiamo calcolato che nel 2030 – tra soli 5 anni – mancheranno 65mila infermieri in Italia perché il 40 per cento degli attuali professionisti andrà in pensione». Non mancano, poi, i problemi relativi alla sicurezza e le aggressioni che si stanno moltiplicando: «Il primo che ha a che fare con gli ammalati e i loro familiari è l’infermiere su cui si scarica una violenza fisica e verbale. Dopo la pandemia il livello di aggressività è aumentato moltissimo. Anche se, rispetto al altri, siamo un territorio fortunato». Proprio per questo motivo l’Ordine guidato da Proni sta portando avanti un percorso con le scuole medie e superiori. Si chiama progetto “Salute e benessere nelle scuole” e propone incontri su pronto soccorso, educazione alla salute, prevenzione della violenza di genere, dell’abuso di droghe. Nonostante tutto, comunque, Proni non tornerebbe indietro: «Non mi pento di niente. Ho fatto pubblico, privato, sono tornato al pubblico, sono andato in Africa. Il segreto è cambiare per non bruciarsi perché è un lavoro bello, ma faticoso».

Maria Grazia Casini