Trasformare l’incertezza del presente in un futuro in grado di infondere speranza a chi ha dovuto abbandonare la propria terra. A tre anni dall’inizio del conflitto russo-ucraino, Faenza continua a essere un punto di riferimento per l’accoglienza delle donne ucraine in fuga dalla guerra. Dal marzo 2022, l’Asp della Romagna Faentina ha aperto le porte del Cas (Centro di accoglienza straordinaria) del Fontanone, diventato una casa temporanea per 22 donne e 3 bambini che ancora oggi vi risiedono. L’accoglienza, spiega Valeria Vanicelli, ha preso forma grazie alla richiesta dell’Asp alla Prefettura di Ravenna di aderire al programma di sostegno ai profughi. Inizialmente, il sistema prevedeva due modalità: l’ospitalità diretta nella struttura del Fontanone, destinata alle donne e ai loro figli con riconoscimento di protezione speciale, e l’accoglienza diffusa in appartamenti gestiti dall’associazione Ami (Amici Mondo Indiviso), con 15 posti aggiuntivi tra Faenza e Fognano. Con la progressiva diminuzione degli arrivi e alcune partenze, la soluzione degli alloggi diffusi è stata interrotta nel 2023, mentre il centro del Fontanone ha mantenuto la sua capacità di accoglienza.

La maggior parte delle donne ospitate lavora, i bambini frequentano le Scuole Sant’Umiltà

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Nel tempo, la situazione delle ospiti si è stabilizzata. Molte di loro, non avendo più nulla a cui tornare in Ucraina, hanno deciso di costruire un futuro in Italia. Ad oggi, la maggior parte delle donne lavora, grazie a percorsi di inserimento lavorativo sostenuti dal centro per l’impiego e da progetti locali. Alcune sono impiegate in agricoltura, altre nel settore delle pulizie, con contratti temporanei che, tuttavia, rendono difficile l’accesso a un’abitazione autonoma. Fondamentale nel processo di inclusione è stato il ruolo della mediatrice culturale Svetlana Kharytonchenko, che ha aiutato le ospiti a superare le barriere linguistiche e culturali, oltre a fornire un supporto psicologico. Parallelamente, i Servizi sociali e il sistema sanitario locale hanno garantito un sostegno costante, inclusa l’assistenza medica e il rinnovo dei permessi di soggiorno. I tre bambini presenti frequentano le scuole elementari, grazie alla disponibilità delle Scuole Sant’Umiltà, che ha accolto i piccoli anche a metà anno scolastico.

Oggi la convivenza nella struttura è stabile. Sebbene qualche ospite abbia deciso di rientrare in Ucraina o di trasferirsi altrove, il numero di residenti non è mai sceso sotto le 25 unità negli ultimi sei mesi. Le difficoltà non mancano: i contratti lavorativi precari e il mercato immobiliare complicano l’autonomia abitativa, lasciando molte donne in un limbo incerto. Inoltre, il futuro del centro dipende dalle decisioni della Prefettura, che assegna i posti e gestisce il rinnovo delle convenzioni con l’Asp. Questa esperienza ha mostrato la capacità di accoglienza e solidarietà del territorio faentino, ma ha anche evidenziato la necessità di politiche più strutturate per sostenere l’integrazione di chi, ormai, considera Faenza la propria nuova casa. Il destino di queste donne resta appeso alle decisioni istituzionali, ma la loro determinazione e il supporto della comunità potrebbero fare la differenza per costruire un futuro più stabile e sicuro.

Samuele Marchi

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