Il Comune di Faenza ha bocciato il progetto di conversione dell’impianto di biogas in un impianto per la produzione di biometano. La decisione arriva dopo le valutazioni della Conferenza dei Servizi e pone fine a una vicenda che ha sollevato preoccupazioni tra i cittadini e le associazioni locali
Il no del Comune al progetto di ampliamento
Il progetto presentato dalla Bys, società controllata dalla Snam, prevedeva la “conversione con potenziamento dell’impianto di produzione di energia elettrica da biogas in un impianto di produzione di biometano” situato nella frazione di Granarolo, nel comune di Faenza.
Tuttavia, il 20 gennaio 2025, il Comune di Faenza, attraverso il provvedimento n. 116/2025, ha espresso parere negativo, sulla base delle conclusioni della Conferenza dei Servizi.
Un elemento determinante nella bocciatura è stato l’impatto sulla viabilità della stretta via Fabbra, dove l’aumento del transito di grandi mezzi – compresi carri bombolai – è stato ritenuto insostenibile.
Nonostante la proposta della Snam di realizzare una nuova strada, non sono stati presentati né un progetto di fattibilità né la disponibilità di terreni. Inoltre, il percorso proposto avrebbe comportato il transito di mezzi pesanti nel centro abitato di Granarolo.
Critiche alla procedura e alla gestione del progetto
Un altro punto contestato dal Comune riguarda l’utilizzo della Procedura abilitativa semplificata (Pas) per un progetto di tale portata. Secondo quanto riportato nel provvedimento comunale, la Pas non era lo strumento adeguato per l’approvazione di un intervento così complesso.
Le associazioni del territorio, in particolare Faenza Eco-logica, hanno espresso soddisfazione per il risultato. «Se non ci fosse stata una grande mobilitazione dal basso, con una notizia che è trapelata al di fuori degli uffici comunali e una partecipata assemblea pubblica, forse il progetto sarebbe stato approvato» hanno dichiarato i rappresentanti dell’associazione.
Le criticità dell’impianto attuale
Nonostante la soddisfazione per la bocciatura del nuovo progetto, Faenza Eco-logica sottolinea che la situazione attuale non è priva di problemi. L’associazione denuncia che l’attuale impianto a biogas, autorizzato nel 2011 e alimentato da colture dedicate, crea già oggi criticità significative.
Via Fabbra, dissestata e in alcuni punti franata, è percorsa quotidianamente da camion e trattori, con rischi per gli utenti della strada e per gli stessi autisti dei mezzi pesanti. Inoltre, l’impianto sorge a poca distanza dal Canale Emiliano Romagnolo (Cer), in una zona a rischio idrogeologico, già colpita dalle alluvioni.
Alla luce delle problematiche emerse, Faenza Eco-logica chiede dunque di revocare il permesso concesso all’impianto esistente.
Soddisfazione anche da parte di Legambiente Faenza: “Argomentazioni del Comune ricalcano le nostre obiezioni”
Anche Legambiente esprime soddisfazione per la decisione di rigettare la domanda di ampliamento dell’impianto a biogas.
“Le argomentazioni riportate nella Determina dirigenziale dell’Unione della Romagna Faentina, sono molto precise e ricalcano in gran parte le obiezioni che da tempo avevamo sollevato”
L’associazione però aggiunge che “oltre ad opporsi a scelte sbagliate è necessario promuovere quelle necessarie, per una vera transizione energetica”.
Legambiente non è certo contraria ad impianti di biogas e biometano, quando sono “fatti bene” ovvero opportunamente progettati, alimentati con i previsti materiali di scarto e di recupero (non con colture agricole dedicate che oggi sono vietate) recuperati da zone limitrofe e collocati in aree dove possano avere il minimo impatto ambientale e territoriale.
“Se vogliamo progressivamente fare a meno delle attuali fonti, tra cui il gas fossile, il biometano può servire, dichiara Legambiente – ma soprattutto è necessario aumentare tutta la produzione da fonti rinnovabili e promuovere l’elettrificazione dei consumi.
A questo proposito vista la realtà del nostro territorio che vede una grande produzione di energia elettrica, in buona parte da fonti rinnovabili, riteniamo necessario, insieme al “Tavolo ambiente”, chiedere urgentemente all’Amministrazione dell’URF una verifica e una rendicontazione dei risultati del Piano di Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC) per valutare le ulteriori azioni che
si possono mettere in atto per accelerare la transizione energetica.”