Non sempre la scuola è in grado di valorizzare i talenti di tutti gli studenti. Chi è più portato per attività di tipo manuale, ad esempio, difficilmente, specie alle medie, riuscirà ad emergere in classi che diventano sempre più competitive. Per aiutare i ragazzi delle scuole secondarie di primo grado a scoprire la passione per il ‘saper fare’ e a recuperare anche un pò di motivazione allo studio, è nato nel 2014 il progetto Le Botteghe di Mestiere. L’idea è quella di limitare la dispersione scolastica, stimolare i ragazzi attraverso il confronto diretto con il mondo del lavoro e, perchè no, aiutarli a direzionare il proprio percorso dopo la terza media, visto che la scuola è obbligatoria fino ai 16 anni.
Sono stati quattro i percorsi attivati quest’anno
Il progetto, che in dieci anni ha coinvolto 48 ragazzi, otto istituti scolastici del comprensorio e tredici aziende, è promosso e coordinato da Sacra Famiglia Società cooperativa sociale e finanziato dalla Regione Emilia – Romagna. Quattro i percorsi attivati quest’anno per altrettanti studenti (dei due istituti Europa e Carchidio-Strocchi) che, in orario scolastico, per una mattina alla settimana, invece di entrare in aula, si sono confrontati con unghie e messa in piega, brioches e cappuccini, pialle, seghe e carta vetrata. “Mettersi in gioco in un contesto diverso da quello scolastico – spiega Maria Saragoni dirigente della Carchidio-Strocchi – è stata un’esperienza dal profondo valore formativo al di là di quello che sarà il loro futuro”. In effetti i giovanissimi protagonisti di questi particolari stage si mostrano soddisfatti. “Mi sono sentito felice e utile mentre lavoravo – racconta uno di loro – e ho persino imparato a fare una lavastoviglie, cosa impensabile a casa mia”. Altri hanno raccontato non solo di aver imparato cose nuove, ma di aver ottimizzato meglio il tempo a disposizione per lo studio. Nessuno si è tirato indietro nemmeno di fronte a lavori umili “come pulire spesso il capannone” racconta un ragazzo che si è misurato anche con gli attrezzi da falegname. Insomma “un’esperienza da ripetere – precisa Raffaella Valgimigli, dirigente dell’Europa -.I ragazzi si sono dovuti sperimentare in ambiti dove la scuola, al momento, non riesce a dare una risposta, perché mancano persone e attrezzature per poterli realizzare. Può diventare anche un modo per sviluppare nuove idee e forme di lavoro adatte al nostro territorio, magari reinventando mestieri che stanno scomparendo”. Un modo insomma “per valorizzare i ragazzi – ha aggiunto Martina Laghi, assessora alla Scuola, Formazione e Sport – e aiutarli a trovare un percorso adatto a loro”. Una volta conclusa, l’esperienza diventa patrimonio del curriculum dello studente, che è chiamato a relazionare ai compagni la propria esperienza e diventerà anche materia d’esame. Se il progetto 2024 può considerarsi concluso “il percorso continuerà anche grazie ai fondi Pnrr per la scuola – conclude Martina Laghi -, perché riconosciuto e valutato come possibilità efficace di rimotivazione e orientamento”. Le aziende coinvolte quest’anno sono state FM@arket cafè, La Vale visagista, Sabrina Zoli parrucchieri e Totem e Tabù falegnameria.
Barbara Fichera