Dalla Bbc apprendiamo che il presidente della Corea del Sud Yoon Suk-yeol oggi, 6 dicembre, ha fatto retromarcia e cambiato i suoi piani dopo la richiesta di legge marziale di un paio di giorni fa. Non andrà all’Assemblea nazionale nella capitale Seoul, dove i deputati lo attendono al grido di ‘‘Impeachment, impeachment!”. Per il momento non è chiaro cosa lo trattenga dal recarsi al confronto in Parlamento. La tensione resta sicuramente molto alta. Lo stesso partito di maggioranza ritiene necessario “sospendere rapidamente il presidente Yoon Suk-yeol dai suoi doveri di proteggere la Repubblica di Corea e il suo popolo”. Con questo quadro, cui va aggiunta la presenza dei vicini di casa del Nord guidati da un dittatore quanto meno discutibile e imprevedibile, abbiamo raggiunto Linda, una ventenne di Russi che studia coreano a Venezia e che in questi mesi, fino a gennaio 2025, svolge proprio a Seoul un periodo di studio e approfondimento della lingua.

Intervista a Linda, studentessa a Seoul

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Linda è al centro.

Linda, come state ora (venerdì 6 dicembre, ore 17 locali, ore 9 in Italia) tu e le tue compagne?

In questo momento, in Corea, sono le 17.45 io e le mie compagne di studio stiamo bene.

Quando termina la vostra permanenza?

Tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio, io e le altre ragazze che stiamo completando il programma di Overseas torneremo in Italia.

Quando tutto è scoppiato, che avete pensato?

La notte tra martedì 3 e mercoledì 4 dicembre è stata segnata da un’ondata di ansia e preoccupazione, ma fortunatamente la situazione si è calmata.

Vi siete accorte che qualcosa non andava?

Mercoledì sera, intorno alle 23:30, mentre mi preparavo per andare a dormire, la mia compagna di stanza mi ha informato che il presidente sudcoreano aveva dichiarato la legge marziale. Subito, entrambe abbiamo temuto il peggio, ipotizzando che potesse essere l’inizio di un conflitto con la Corea del Nord, considerando il peggioramento delle relazioni tra i due Paesi registrato negli ultimi mesi. Tuttavia, dopo aver letto con più attenzione le notizie, abbiamo capito che la legge marziale era stata introdotta per motivi di sicurezza nazionale, con l’intento del presidente di neutralizzare l’opposizione interna che, a suo dire, sarebbe stata simpatizzante della Corea del Nord. In realtà, ben presto è emerso che il tutto era parte di un tentativo di coprire le accuse di corruzione che coinvolgevano la sua famiglia.

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La gente del posto come ha reagito?

La situazione è sembrata subito critica. Io e le altre ragazze italiane ci siamo incontrate per confrontarci e confortarci, preoccupate dalla presenza di carri armati nel centro di Seul e dal sorvolo di elicotteri sopra il parlamento. La reazione della popolazione sudcoreana è stata rapida ed esplosiva. In particolare, coloro che avevano vissuto un periodo simile durante gli anni Ottanta hanno subito preso posizione, scendendo in piazza per evitare il ripetersi di eventi storici traumatici. Anche i giovani, che hanno sentito parlare di “legge marziale” (계엄령 in coreano) solo nei libri di scuola, hanno mostrato grande preoccupazione.

Ora la situazione è più tranquilla?

Fortunatamente, dopo circa due ore e mezza di crescente tensione, la situazione si è stabilizzata con l’abolizione della legge marziale. Comunque in questi giorni a Seoul continuano le proteste, anche se il peggio sembra passato.

La reazione dei tuoi familiari?

Appena abbiamo saputo di quel che stava accadendo abbiamo telefonato a casa. Giustamente, sia mamma che babbo erano molto preoccupati. Già io in quei primi momenti non stavo capendo molto bene la situazione, per cui non oso immaginare loro con le poche notizie avute dalla tv. Ora non è tutto a posto, ma col passare delle ore c’è più tranquillità.

a cura di Giulio Donati