È questione di fiducia, spiegano le associazioni del Tavolo provinciale delle associazioni imprenditoriali. “La terza alluvione è andata a toccare uno degli aspetti fondamentali per vivere, abitare e produrre in un territorio: la fiducia di poterlo fare”. E questo cambia tutto: investimenti, produzione, sguardo sul futuro. Bisogna fare qualcosa. Ecco perché le 13 associazioni del tavolo hanno preso carta e penna e si sono sedute al tavolo insieme per redigere un documento comune, presentato questa mattina alla stampa, con il quale chiedono alle istituzioni “un cambio di passo” sul post alluvione. Sarebbero 2500 (5mila a livello romagnolo) le imprese colpite finora in provincia, stimano le associazione, a partire dai dati delle domande inviate alla Camera di Commercio per i contributi, che ora devono affrontare ancor più “incertezze e difficoltà”. Mentre sono 600 le pratiche di rimborso concluso nella ricostruzione privata, il 40% di quelle aperte.
Le associazioni partono con una premessa: “le polemiche e le diatribe prettamente politiche a cui abbiamo assistito in questi giorni sulle rinnovate responsabilità di chi non avrebbe fatto o avrebbe fatto male non sono rispettose delle sofferenze della comunità locale”. Per questo, esprimendo “profonda preoccupazione per le conseguenze delle recenti alluvioni, gli imprenditori alla fine del documento chiedono “un impegno collettivo straordinario” e “uno sforzo congiunto di istituzioni imprese e cittadini per affrontare non solo le emergenze ma anche per costruire un futuro più sicuro e sostenibile”. Ed è fondamentale, aggiungono che chi ha responsabilità decisionali agisca in stretto coordinamento e con una continua presenza sul territorio.
Non importa chi, chiosa il presidente del Tavolo e di Confcooperative Romagna, Paolo Neri, importa che sia qui e parli con il territorio.
Venendo al concreto, le associazioni, anzitutto chiedono la modifica al decreto 32/2024 dell’Autorità di Bacino del Po nelle misure che bloccano lo sviluppo edilizio nelle aree colpite dall’alluvione. Il problema, spiega Neri, è che quello previsto inizialmente era uno stop su gran parte del territorio della Romagna: “Siamo i primi a dire che ci sono aree sulle quali non è bene edificare” ma quelle modifiche, secondo gli impreditori, impediscono lo sviluppo e la ricostruzione. “Avevamo già concordato una revisione – aggiunge – ma se ne sono perse le tracce”.
È poi importante “sostenere le comunità colpite”, con “aiuti complessivi e congrui, non solo con lo stanziamento dei fondi ma soprattutto tramite procedure amministrative snelle e accessibili. Bocciata, da questo punto di vista la piattaforma Sfinge, rimandate le procedure per l’attivazione dei fondi Simet e promossi i Cas e i Cis attivati dalle amministrazioni locali. L’obiettivo, ribadiscono gli imprenditori, è raggiungere il 100% dei rimborsi, come promesso dalla premier Meloni a maggio 2023.
Ma soprattutto, nel documento c’è un appello a “riprogettare il territorio”, guardando al futuro, attraverso i “piani speciali di messa in sicurezza previsti dall’apposita legge”, da finanziare con i 4,5 miliardi che servono e con una “revisione complessiva della pianificazione e gestione del territorio”, a partire dai soggetti che lo rappresentano.
Il documento mette nero su bianco richieste già espresse da istituzioni e cittadini. La grossa novità è che sia firmato e sottoscritto da 13 associazioni imprenditoriali molto diverse tra loro che operano in settori molto distanti (da Legacoop a Confcooperative, da Cia a Confcommercio a Confindustria, Copagri e Confesercenti, Coldiretti e Confartigianato). “Non è stato difficile trovarsi su principi comuni – chiosa Neri -: quello che abbiamo scritto è condiviso da tutti”.
Daniela Verlicchi














