Non freddi professionisti, ma testimoni del Vangelo per raccontarne la bellezza ai più giovani. Anche la nostra Diocesi ha risposto presente alla chiamata del convengo catechistico regionale del 12 ottobre scorso a Modena. Tra i componenti della delegazione guidata da don Massimo Geminiani c’era anche Silvia Capra, catechista di Sant’Agostino e componente della Pastorale vocazionale.
«Il convegno è stato sorprendentemente interessante – commenta Silvia – ed è stato bello viverlo con una delegazione diocesana molto giovane e carica di entusiasmo». Tanti gli spunti ricevuti.

“Non professionisti del catechismo, ma testimoni di qualcosa che è nel nostro cuore”

«Mi hanno colpito molto le parole di monsignor Giacomo Morandi nella sua riflessione: “Il tema non è formare professionisti del catechismo, ma essere testimoni di qualcosa di incontenibile che è nel nostro cuore. Portare Dio ai ragazzi, per come lo conosciamo noi, nel nostro servizio”. Penso debba partire tutto da lì, al di là della singola attività che prepariamo: dal portare il nostro vissuto a bambini e ragazzi, anche nelle piccole cose». Dal convegno sono emerse le difficoltà legate all’iniziazione cristiana al giorno oggi, ma anche le opportunità che ne scaturiscono. Come sottolineato da monsignor Valentino Bulgarelli è necessario avere il coraggio di trovare nuovi percorsi e non essere troppo legati alle strutture del passato. «Al giorno d’oggi il catechismo rappresenta una sfida – concorda Silvia – e su questo ci siamo confrontati molto nei tavoli da lavoro. Una signora che era con me sottolineava proprio questo: oggi ai ragazzi non bastano spiegazioni, ma devono percepire un’emozione dietro quello che vivono, altrimenti non passa nulla».
Anche suor Elena Massimi, nella tavola rotonda, ha sottolineato l’importanza di portare la quotidianità nel catechismo, per renderlo più attraente, mantenendo però fermo l’essenziale e l’incontro con Gesù. «Ci ha ricordato l’importanza e la cura dei simboli della liturgia – dice Silvia – e che non è fondamentale spiegare tutto: noi arriviamo fino a un certo punto, indichiamo la via». Silvia ha cominciato questo servizio a 16 anni come aiuto catechista a Sant’Agostino. «Ora ne ho 25 – racconta – e c’è sicuramente una consapevolezza diversa su questo ruolo rispetto ad allora. Ho vissuto tante esperienze che hanno fatto maturare la mia fede che è sempre in cammino. In questo mi aiuta molto il percorso che sto facendo con la Pastorale vocazionale». Oggi segue i ragazzi delle medie, un’età complessa. «Spesso le famiglie sono sempre più distaccate rispetto alla fede. I giovani hanno dei ritmi frenetici, per cui è difficile far comprendere loro l’importanza di formarsi nel ricercare un dialogo con Dio, sentire la sua voce». Ecco allora che, sulla falsariga di quello indicato dal convegno, si provano a immaginare e tracciare strade nuove. «Cerchiamo di affrontare argomenti e temi che possano sentire loro e coinvolgerli, ricordando l’umanità di Gesù che ha provato le loro stesse emozioni. Oppure il vivere i momenti di gioco come mezzo per arrivare a Dio, mai come fine». Sant’Agostino oggi conta una trentina di catechisti, dopo la positiva esperienza di fusione con il gruppo di Santa Maria Vecchia. «Abbiamo creato una bella comunità, che ha voglia di mettersi in gioco». E tutti gli spunti arrivati da questo convegno, daranno ora nuovi frutti.

Samuele Marchi