Di seguito riportiamo la testimonianza di Elisa Minardi, originaria di Russi, pellegrina lungo il Cammino di Santiago che qui ci racconta.

Non siete voi a scegliere il cammino, ma è il cammino che sceglie voi e quando chiama è il momento di partire. È stato così anche per me. Tante volte ho letto questa frase e penso che sia così, o forse ci siamo scelti a vicenda. Da tanto tempo sognavo il momento di partire, senza pianificare il viaggio o prenotare per la notte, perché non sapevo, viaggiando a piedi e per la prima volta sul Cammino di Santiago, se sarebbero subentrate stanchezza o problemi fisici che mi avrebbero obbligata ad accorciare una tappa. Ero pronta a dormire in ostelli con camerate comuni e con vicini di letto anche rumorosi e pronta a condividere intere giornate con persone sconosciute. Che emozione vedere la prima freccia gialla, la conchiglia, i saluti dei pellegrini, emozioni così forti da non riuscire a descriverle, la realtà ha superato il sogno. È proprio vero, in cammino non si è mai soli! La mia scelta è stata per il Cammino Francese da Leon.

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Ho iniziato molti mesi prima a prendere informazioni, fare ricerche, entrare a far parte di gruppi Facebook e i consigli ricevuti sono stati veramente utili. Poi parti e ti trovi fin da subito in un’altra dimensione. Freddo, vento, fango, nebbia, acqua, sole, fatica, sono fedeli compagni di viaggio con i quali condividi le giornate, ma anche silenzio, solitudine, stanchezza, dolori dappertutto e, molto spesso, la stessa domanda: cosa ci faccio io qui? E poi la sera, dentro al sacco a pelo, ripensando alla giornata trascorsa, riesci ad apprezzare anche i 25 km trascorsi sotto l’acqua, così com’è capitato a me. In queste giornate ho avuto la fortuna di conoscere persone, condividerne i pensieri, le fatiche, le gioie, gli obiettivi.

Ho conosciuto pellegrini di ogni parte del mondo. Chi lo faceva per fede, chi per turismo, chi per fotografare fiori, torrenti, boschi, chi lottava contro il tempo per arrivare alla tappa successiva nel più breve tempo possibile, chi si prendeva il suo tempo, me compresa, per ammirare, passo dopo passo, ciò che mi circondava… pensava, pregava, parlava con i compagni di viaggio. «Oggi invece – dice padre Fabio, parroco italiano che vive da 15 anni a Santiago – nella stragrande maggioranza, arriva gente che ha subito del male. E tutti arrivano all’ostello prefissato dove si condividono tradizioni culinarie differenti e il giorno seguente di buon mattino ci si ritrova sul cammino, ognuno col suo passo, dentro ai suoi pensieri, ma tutti verso la meta ultima che è Santiago De Compostela».

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A pensarci bene Santiago non è la meta ultima, ma il vero punto di partenza per qualcosa che si rinnova nel nostro animo. Il percorso, fatto dentro e fuori noi stessi, fatto in compagnia di tanti pellegrini, ma anche in solitudine, ti lascia il segno e lo capisci nel momento in cui entri in quella grande piazza e ti trovi davanti la Cattedrale. Non ho visto un pellegrino entrare in piazza che non avesse gli occhi umidi o il viso illuminato da un sorriso che descriveva in modo inequivocabile la sua gioia. Possiamo essere pellegrini credenti, pellegrini turisti, pellegrini sportivi, ma ciò che senti nell’animo quando entri in piazza è qualcosa di mistico, che solo ciascuno di noi può forse descrivere con non poche difficoltà. Il mio cammino è stato vivere momenti in cui guardi il viso delle persone e speri che possano guarire da tutto ciò che non racconteranno mai a nessuno. Che dire… Buen Camino. E ora penso già al prossimo.

Elisa Minardi