“Ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi. Un albero buono non può produrre frutti cattivi. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere” (Mt 7, 16-20). Questo il testo del Vangelo scelto per salutare Antonio Verna, incaricato alla Pastorale missionaria della Diocesi di Faenza-Modigliana, morto nella notte tra il 5 e il 6 luglio a 62 anni. I frutti che ha lasciato Antonio erano ben visibili oggi in Cattedrale, con tantissimi ragazzi degli oratori, dei Grest e dell’Operazione Mato Grosso accorsi a salutarlo alle esequie con canti e riconoscenza per aver condiviso il proprio cammino con lui. Lo zaino, la chitarra, la bandiera e la maglietta del grest, la cassetta degli attrezzi: questi gli oggetti che hanno decorato la bara in Cattedrale e che raccontano, più di tante parole, lo spirito con cui Antonio ha accompagnati tanti giovani durante questi anni. La chiesa, stracolma di persone, si è unita ai canti dei giovani: al termine della celebrazione le canzoni di don Bosco sono state così animate da centinaia di persone di ogni età, accompagnate dai gesti che Antonio era solito insegnare ai più piccoli.
Le parole del vescovo Mario: “Sì è fatto tesori in cielo”
La messa è stata presieduta dal vescovo, monsignor Mario Toso, che ha esordito con queste parole: “Carissime Antonella, Maria, Noemi, Benedetta e Maddalena, il Signore vi tiene strette al suo petto. Cari Presbiteri, diaconi, fratelli e sorelle mostriamo riconoscenza al Signore che ci ha donato un segno luminoso della sua Carità. Umile e buono, Antonio ha servito, come battezzato, sposo e padre, la Chiesa di Faenza-Modigliana con costante e gioiosa dedizione, quasi in punta di piedi, senza pose e proclami. Ha sempre dedicato una particolare attenzione all’annuncio del Signore, ben oltre i confini della nostra Chiesa, educando e trasmettendo la passione per la missio ad Gentes anche come incaricato diocesano per la pastorale missionaria, insieme alla moglie Antonella. Quante speranze ha coltivato nel suo cuore, con lo sguardo fisso sulle cose di lassù. Non si è preoccupato di farsi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano. Egli, senza dubbio, si è fatto tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano. Cresciuto nell’Operazione Mato grosso, con l’amico Servo di Dio Padre Daniele, ha concretizzato la sua azione nell’educazione dei bambini, dei ragazzi e nel lavoro per i poveri, con sincero amore alla Chiesa, cercando sempre l’unità, costruendo ponti di comunione con la Chiesa diocesana. Rimane per noi tutti maestro di cammini sinodali. Ha combattuto la buona battaglia, ha terminato la corsa, ha conservato la fede».
Antonio, strumento di Dio. “Per i ragazzi a cui voglio bene desidero il Paradiso”
L’assemblea ha potuto ascoltare l’omelia di padre Samuele Fattini, della moglie Antonella e delle figlie e di tanti che continueranno a testimoniare i segni che Antonio ha lasciato.
“Un albero lo si riconosce dai frutti – ha detto padre Samuele – e i segni visibili sono tanti, ancora oggi. L’oratorio della pace, l’impegno a servizio del centro missionario… e quante altre cose hai fatto Antonio. Un uomo vero. Anche lui aveva i suoi difetti, a volte era burbero e brusco nei modi. Si è lasciato usare dal Signore, che attraverso di lui ha messo nel cuore di tanti ragazzi la virtù, l’amore di Dio, l’attenzione ai poveri, come aveva imparato da don Bosco. Lo aveva conosciuto durante il servizio civile e lo ha visto incarnato nella testimonianza del padre Ugo. Fin da giovane, l’Omg ha fatto breccia nel suo cuore. Nell’Omg ha incontrato Antonella, con cui ha formato una famiglia. L’incontro con i poveri ha segnato la sua vita, che è sempre stata incentrata sull’essenziale. Ha sempre sudato per gli altri, guidato dalla provvidenza di Gesù. “In mezzo ai bimbi Antonio ha conservato cuore da bambino. Aiutaci ad arrivare lì dove sei adesso”.
“La tua vita è stata tutta una strimpellata – lo ricordano le figlie -. Eri molto orgoglioso delle tue idee, a cena spesso ce le raccontavi. Hai sempre puntato in alto. Una delle frasi che più ti rappresentano è questa: ‘dammi le anime e tenetevi tutto il resto. Per i ragazzi a cui voglio bene desidero il Paradiso’. Non sei mai stato un padre convenzionale. Hai dato più importanza alla sostanza che alla forma. Abbiamo appreso da te l’arte del bello, e delle tecniche espressive per trasmettere allegria di don Bosco e carità di padre Ugo”.
“La tua specialità sono stati i 35 grest realizzati in questi anni”
“Siamo qui in tanti per chiedere al Signore di accoglierti tra le sue braccia – ha detto la moglie Antonella, co-incaricata con lui alla Pastorale Missionaria -. Nella copertina del nostro libretto di nozze era indicata questa frase di padre Daniele: “Coi colori dell’amore dipingerò la vita per tendere a Dio vera meta”. Hai vissuto vita bella e intensa, hai seguito quello che avevi nel cuore, spendendoti per i piccoli e i poveri. Ci siamo conosciuti nella famiglia Omg. Il padre Ugo ti ha preso per mano in questo sentiero. Negli anni hai ideato tantissime cose, con un ritmo frenetico. Campi estivi, campi di lavoro, raccolte vivere, recite, attuazione su vite dei santi, vie crucis (in particolare eri legato a quella di Trebbana). Hai curato gli anniversari dedicati a padre Daniele. Ma la tua specialità sono stati i 35 grest che hai realizzato in questi anni, pensando tutto nei minimi particolari. Ogni edizione era diversa dall’altra. Caratterizzati dall’essere essenziali e senza tecnologia superflua. Tutto ciò che veniva pensato era fatto con spirito educativo”.
“Hai avuto affetto per la Chiesa di Faenza-Modigliana – ha proseguito Antonella -, che hai servito in questi anni. La vita nella canonica della Pace, in questo ultimo periodo, è stata bellissima, ed è diventata laboratorio continuo di tanti lavori. Il vescovo Mario ci ha proposto l’incarico di guidare l’ufficio missionario e tu ci hai spinto a rispondere di si. Quando a chiederci qualcosa sono i poveri, in realtà è il Signore che ci parla e non si può rispondere di no. Certo, questo comporta lavoro e sacrificio, ma porta a una vita ricca di significato”. Tre le cose che ci invita a fare Antonio. “Recitare bene l’Ave Maria – ha detto Antonella – cantare bene e insieme e fare ogni giorno qualcosa per gli altri. Ti ringrazio Signore per averci regalato Antonio”.
Al termine delle esequie, fuori dalla Cattedrale, i giovani dei grest e dell’Omg hanno reso omaggio ad Antonio con bandiere sventolate e numeri di giocoleria, come avveniva spesso negli spettacoli finali dei grest estivi.