Polarizzazione. Una parola entrata ormai nel lessico quotidiano e che porta una certa visione del mondo. Quella del Noi e loro, dove quella “e” divide in maniera netta anziché unire. Quella di chi separa il mondo in due parti: i buoni e i cattivi. Quella di chi cancella i volti delle persone e vede attorno a sé solo nemici da sconfiggere a prescindere. I social e gli algoritmi negli ultimi anni non hanno fatto altro che esasperare ancora di più queste polarizzazioni, specie nel dibattito politico, proponendoci notizie e post che, se non si sta attenti, ci rinchiudono in delle “bolle” di pensiero da cui poi è difficile uscire. Ci informiamo, sì, ma solo con quelle notizie che confermano le nostre posizioni o che ci propone l’algoritmo di Facebook o Google. Dialoghiamo con gli altri, sì, ma solo con le persone che riteniamo essere “dalla nostra parte”, mentre guardiamo con diffidenza le altre a prescindere, senza entrare nel merito dei contenuti.

In questo mese di campagna elettorale, la polarizzazione rischia di farci perdere tantissimo: l’essenza stessa della politica fatta di ascolto, dialogo, ricerca del bene comune, il vedere l’altro come una persona in cammino con noi. Raccogliamo l’invito fatto da monsignor Delpini alla messa della Beata Vergine delle Grazie: sapranno gli uomini e le donne dei nostri territori, da Brisighella a Modigliana, Bagnacavallo e Russi, giovani e vecchi, tradizionalisti e progressisti, pur con le loro differenze, essere perseveranti e concordi? Si riuscirà a mettere in campo una comunicazione non ostile, senza sterili punzecchiature tra le parti, come già si leggono in diverse pagine social?

Il rischio è che dopo le elezioni, ci svegliamo pensando di “avere vinto” con “questo” o con “quel” candidato sindaco, ma nei giorni successivi scopriamo di aver perso molto di più: il nostro essere comunità.

Samuele Marchi

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