Tutta la Bibbia è un invito al cammino. Un esodo a cui ciascuno è chiamato: «ne va della nostra vita, della nostra gioia», spiega Stefano Nava, illustratore capace di parlare di Dio con matita e cuore. Autore di “Un uomo”, sulla figura di San Francesco e “Fango”, sulla fragilità come fonte di ricchezza, Nava ha parlato di “viaggi, vette e incompiute paternità” a Faenza, in una serata organizzata dall’Ordine francescano secolare e dalla parrocchia dei cappuccini.

Le domande del Vangelo

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Per mettersi in moto, spiega Nava, «serve una domanda. Il Vangelo è un libro che spalanca le domande: cosa cercate? La gente chi dice che io sia? Donna, perché piangi?». Ma serve anche un sogno, come racconta la storia di Giuseppe, che Nava ritrae «con gli occhi in cielo e gli zoccoli ben ancorati a terra. È l’uomo che “assicura tutto”. Ha una casa, un lavoro una quasi famiglia ma quando compare l’angelo, deve fare un salto, dal considerare al desiderare, al sognare». Lo stesso che fa il pastore lasciando le sue 99 pecore per andare a cercare quella perduta: «Se tu vuoi, puoi lasciarle le tue 99 certezze, assicurazioni, sicurezze – dice Nava – per rischiare l’unica cosa che conta, la tua gioia. La gioia sta proprio nell’iniziare quel viaggio. La gioia sta nei passi». Vale anche nell’esperienza delle paternità, aggiunge l’illustratore con davanti l’immagine del Padre misericordioso: «Quando il figlio ‘rientra in sé stesso’, quel padre è pieno di gioia perché ‘era perduto e si è ritrovato’. Questo è uno dei passi più difficili: lasciare che un figlio possa seguire i suoi sogni, fare la sua strada, il suo viaggio. L’unica cosa che possiamo donare a un figlio è mettergli dentro un piccolo senso della vita». E poi l’ultimo ‘passo’ è uno sguardo, quello di Mosè sul monte Nebo che Nava rappresenta come suo padre, un contadino che contempla l’orizzonte fatto di grano: «Occorre fermarsi e non oltrepassare quella soglia sacra, lasciando libero il passo per l’altro». Un «Va’» sussurrato. Come nel titolo dell’incontro.