Tra gli interventi al convegno diocesano dedicato al lavoro, il 30 aprile scorso, c’è stato anche quello di Roberto Savini, neo eletto vicepresidente di Confcooperative Romagna e presidente del Gruppo Cofra. Dopo gli interventi del vescovo Mario e del segretario Cisl Romagna, Francesco Marinelli, Savini ha portato la propria testimonianza sul tema del lavoro e della partecipazione. “La nostra carta costituzionale – evidenzia il vicepresidente di Confcooperative Romagna – favorisce e promuove la partecipazione delle persone alla vita democratica del paese e, per quanto riguarda noi che facciamo cooperazione, sostiene proprio la partecipazione dei lavoratori alla vita economica nonché a quella delle imprese. Infatti con l’articolo 45 ‘La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione’ mentre con l’articolo 46 ‘riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende’”.
“Nella cooperazione i lavoratori e le lavoratrici partecipano alla vita dell’impresa e, tramite la cooperativa, sostengono il bene comune di un territorio creando occupazione, operando in settori fondamentali per le comunità e per fornire beni e servizi accessibili a tutti – prosegue Savini -. I principi cooperativi – adesione libera e volontaria, controllo democratico, partecipazione dei soci, autonomia e indipendenza, educazione formazione e informazione, cooperazione tra cooperative, impegno verso la collettività – si inseriscono perfettamente nel nostro quadro costituzionale e contribuiscono a concretizzarne i valori fondanti”.
“La mia esperienza personale come presidente della cooperativa Cofra va in questa direzione. La trasformazione da cooperativa di consumo a mista (consumo e produzione-lavoro) fa un ulteriore passo in avanti e alcuni lavoratori e lavoratrici sono anche entrati nel consiglio di amministrazione. In questo modo – conclude Savini – siamo tutti coinvolti nella gestione e, insieme, forniamo un contributo per indirizzare strategie e scelte aziendali. Oggi quello che spaventa maggiormente è l’economia in mano alla finanza, senza un volto a cui si può fare riferimento e senza alcun legame con il territorio”.