Un’impresa storica nel campo dell’edilizia, quella fondata nel 1951 dal faentino Vincenzo Melandri, morto recentemente all’età di 93 anni. Da subito, punto di forza dell’azienda, oltre a nuove costruzioni e lavori pubblici, è stato il restauro conservativo che si occupa, tra il resto, del recupero di pavimenti e tetti originali. “Siamo tra i pochissimi in città” spiega Wilmer Dalla Vecchia oggi titolare dell’impresa insieme alla moglie. Tra i tanti lavori portati a termine: il restauro dei palazzi Belisardi e Betti, dove ora ha la sede centrale della Bcc, la biblioteca Manfrediana, palazzo Laderchi, i recentissimi lavori alla chiesa di San Francesco, il tetto del rione giallo la galleria espositiva sotto al voltone della Molinella, senza contare tante ville storiche del comprensorio.
L’impresa edile è la più longeva di Faenza

Si tratta dell’impresa edile privata più longeva di Faenza, tanto che avrebbe dovuto festeggiare i 70 anni di attività nel 2021. “Il covid ha bloccato le celebrazioni – precisa Dalla Vecchia – Festeggeremo i 75 anni nel 2026”. L’impresa a metà anni Cinquanta contava già una decina di dipendenti, per poi raddoppiarsi negli anni Sessanta. “Le capacità tecniche degli operai crescevano di pari passo con l’azienda – ricorda Claudio Barnabè che dal capostipite Melandri ha rilevato l’attività dal 1995 al 2012 – Negli anni Settanta ci fu un primo rinnovamento delle maestranze, mentre dall’inizio degli anni Ottanta l’azienda puntò con decisione sul restauro, che richiedeva un’appassionante e accurata ricerca sui materiali d’epoca e sul loro impiego”. Nel 1994 Melandri vinse il XII concorso Fedeltà al lavoro e al progresso economico ricevendo la medaglia direttamente dalle mani dell’allora sindaco Enrico De Giovanni e l’anno successivo, dopo quarantaquattro anni di lavoro affidò le redini della ditta a Claudio Barnabé e Claudio Brunaccini. “Ho iniziato a lavorare con Melandri giovanissimo, a 19 anni – racconta Dalla Vecchia, subentrato alla guida dell’impresa nel 2012 – e solo successivamente ho preso in mano le redini dell’attività. Oggi, dopo il pensionamento di Claudio, sono in società con mia moglie e portiamo avanti il mestiere, imparato nell’arco degli anni. Ci avvaliamo della collaborazione di muratori altamente qualificati e specializzati e utilizziamo solo materie prime di altissima qualità e attrezzature tecnologicamente avanzate”.
L’impresa Melandri ha subito danni ingenti dall’alluvione, Dalla Vecchia “Dallo Stato neanche un euro”
Capitolo doloroso dell’impresa Melandri, che ha sede in via Silvio Pellico, è stata la doppia alluvione che ha colpito quella parte della città a maggio scorso. «Già qualche anno fa c’era stata un’alluvione perché le paratie delle fognature non avevano funzionato – racconta Dalla Vecchia – ma i danni furono di portata inferiore. Noi abbiamo perso tutto due volte: nella prima l’acqua era arrivata a un metro e sessanta, mentre la seconda è stata un’ecatombe: quasi 5 metri di acqua e fango”. I danni sono stati ingentissimi e non solo materiali. “Abbiamo perso tutta la documentazione storica, le foto e gli archivi di oltre 70 anni di attività, un valore enorme, difficilmente calcolabile” mentre i danni materiali ammontano a circa 300 mila euro, senza contare il mancato guadagno. Nei mesi immediatamente successivi la sede ha trovato ripari di fortuna: prima il garage di casa, poi un magazzino, per rientrare in via Silvio Pellico, benchè in condizioni tutt’ora precarie. Nel disastro sono andati persi anche i macchinari: Dalla Vecchia contava cinque mezzi, uno scavatore e numerosi attrezzi. “Nel frattempo abbiamo ricomprato l’essenziale – racconta – oggi lavoriamo a pieno regime e siamo riusciti a mantenere tutti i dipendenti. Dallo stato non però è arrivato niente. La cosa incredibile – continua – è che siamo stati costretti a pagare regolarmente le tasse, compresa la tari, nonostante per circa sei mesi ci fossimo spostati altrove. Di positivo c’è che abbiamo ricevuto la solidarietà di un’intera città. Alle istituzioni chiedo una semplificazione della burocrazia, e soldi immediati. Come comitato cittadini abbiamo scritto alla Meloni, speriamo bene”.
Barbara Fichera