«L’importante è non fermarsi mai. Studiare e formarsi sono la chiave vincente, alla vostra età così come nei prossimi anni. Il futuro ce lo costruiamo noi». È questo il messaggio lanciato da Andrea Bedeschi, direttore generale di Bucci Composites, agli oltre 400 studenti che hanno partecipato al Festival dell’Orientamento a Faenza il 17 febbraio scorso. Bucci composites è una realtà che opera nel settore dei materiali compositi, un ambito innovativo che per sua natura ha un costante sguardo non solo verso quello che sarà il domani, ma anche il dopodomani. E per vincere le sfide del futuro, inutile girarci intorno, si parte dalle persone e da un territorio che sia capace di stare al passo con i tempi mettendo in rete formazione, ricerca e industria. Dedicare tempo agli studenti oggi, significa investire nel Paese di domani.

Intervista ad Andrea Bedeschi, direttore generale Bucci composites, ospite al Festival dell’Orientamento a Faenza che ha coinvolto oltre 400 studenti

Foto Orientamento

Bedeschi, il Festival è stata l’occasione per confrontarsi con i dubbi e le aspirazioni degli studenti. Cosa si porta a casa da questo incontro?

Tanta fiducia nel futuro. Sono in disaccordo con l’immagine che rappresenta spesso i giovani d’oggi come superficiali, svogliati e poco inclini al sacrificio. Al Festival dell’Orientamento ho trovato ragazze e ragazzi molto attenti riguardo al proprio futuro. Hanno interagito molto, e il format di farli incontrare con professionisti di vari settori li incuriosisce e permette di ascoltare testimonianze dirette e concrete sul mondo del lavoro, a cui non si accede oggi in maniera lineare e definita, ma tramite vari step intermedi. Penso sia un’esperienza da riproporre e a cui è importante dedicare tempo.

Al di là degli aspetti più tecnici, cosa ha detto loro?

Di abbandonare la propria comfort zone. È facile rifugiarsi nelle cose che già si sanno fare. Oggi le occasioni non mancano, come la possibilità di fare esperienze all’estero, imparare l’inglese. Ma questo approccio deve esserci non solo alla loro età, ma sempre. La formazione permanente è importante, bisogna guardarsi attorno. E il ruolo di formatori e insegnanti è importante per accompagnarli: loro per primi devono conoscere e indirizzarli verso tutte le opportunità post-diploma, che non si riducono alla laurea.

Quali sono queste opportunità?

Quelle che vanno incentivate sono le possibilità di formazione intermedie post-diploma, di cui spesso le famiglie sono ignare. Penso ai corsi biennali o annuali Its e Ifts, promossi dalla Regione e molto specifici su determinati ambiti, con possibilità di tirocini di valore. Oppure ai master: non a caso a Faenza abbiamo investito su un corso dedicato ai materiali compositi. Oppure ci sono lauree professionalizzanti in tre anni. In ogni caso, l’importante è dare a ciascun giovane la possibilità di realizzarsi pienamente, e per fare questo non è per forza necessaria una laurea magistrale, come spesso si sente dire. Al tempo stesso, al Festival ho ribadito agli studenti quanto sia importante la formazione post-diploma: quei due o tre anni successivi alle superiori sono fondamentali per acquisire competenze e arrivare preparati, con un bagaglio più specifico, a inserirsi nel mercato del lavoro. È un investimento che fa la differenza.

Il progetto del C-Hub: per un territorio attrattivo che mette in rete scuola, alta formazione e mondo del lavoro

festival orientamento 2024

Faenza da anni sta cercando di fare rete tra tutti gli enti che si occupano di formazione. I risultati?

Mettere insieme scuola, formazione, università e mondo del lavoro non è semplice, perché viaggiano con velocità e obiettivi a volte diversi, ma è la chiave vincente. L’Amministrazione in questi anni è stata molto attenta su questo ambito. L’idea di fondo è creare una catena formativa coerente, dalle superiori – penso all’istituto Bucci – fino a un master che garantisse competenze aggiornate. Da qui è nato per esempio il progetto C-Hub, dove la ‘C’ sta per alcune eccellenze territoriali come la ceramica o ai materiali compositi. La volontà è quella di mettere attorno allo stesso tavolo le industrie, il mondo della ricerca (Istec Cnr, Enea, Romagna Tech, università…) e far sì che Faenza si posizioni come polo d’eccellenza nazionale in questo ambito. Solo così possiamo essere attrattivi. Questo lo vediamo bene anche noi, nella ricerca del personale.

Il lavoro c’è, ma le imprese faticano a trovare. Un paradosso?

Lo tocchiamo con mano ogni giorno: fatichiamo a trovare personale qualificato. Per questo il dialogo tra scuola, formazione e settore produttivo è importante, e va a beneficio di tutto il territorio. L’anno scorso abbiamo inserito nel nostro Gruppo in tutto 180 persone. Sono numeri elevati. Di queste, ne sono state assunte circa 110. Avevamo anche margini maggiori, ma appunto, serve che chi arriva sia adeguatamente preparato con una formazione tecnica.

La ricerca di personale si abbina alla crescita di un settore innovativo come quello dei materiali compositi.

Sì, il settore continua a crescere con tassi del 5-10% all’anno. Il nostro core business è rappresentato dal settore automotive. Si tratta di un mondo di nicchia e iper-innovativo, che porta a lavorare con brand di prestigio come Ferrari, Maserati, Lamborghini, Porsche. Accanto a questo, abbiamo produzioni anche in ambito aeronautico e nelle costruzioni.

Come si vincono sfide globali?

Il presente è già iper-competitivo, tanto a livello nazionale che internazionale. Non c’è molto da girarci intorno: dobbiamo essere più bravi degli altri. Per questo dobbiamo fare investimenti. A Faenza abbiamo investito oltre dieci milioni di euro per ampliare la superficie produttiva. E bisogna investire sulle persone, e qui torniamo al discorso sulla formazione.

Welfare, sostenibilità e lavoro femminile: il punto

Per un’azienda essere attrattivi significa anche lavorare sul welfare e sulla sostenibilità.

Su questo abbiamo messo in campo diverse iniziative con l’obiettivo di favorire la conciliazione vita-lavoro. Il Gruppo mette per esempio a disposizione dei dipendenti una palestra con istruttori, ma è un ambito che sarà sempre più importante nei prossimi anni. Sulla sostenibilità, tra le altre cose partecipiamo al progetto Bike to work per favorire la mobilità su due ruote. Ci siamo dotati di un impianto fotovoltaico, con un megawatt di energia prodotta. A giorni ne attiveremo un secondo.

Ci avviciniamo all’8 marzo. Formarsi significa anche andare oltre gli stereotipi di genere.

Sfatiamo il mito che il nostro settore sia esclusivamente maschile. Al momento abbiamo il 20% di personale femminile in ambito produzione: dall’attività di laminazione all’incollaggio. Si tratta di un numero in crescita. Una buon equilibrio di genere all’interno del gruppo di lavoro è positivo per tutti. Quando si formano gruppi di lavoro misti, c’è più interscambio e competenze trasversali. Dobbiamo continuare su questa direzione.

Samuele Marchi