Mentre si avvicina il diploma, per gli studenti le domande sul futuro aumentano. E in quel momento è importante incontrare qualcuno con cui dialogare, magari il professionista del settore lavorativo che si sogna di fare, oppure conoscere le opportunità che offre la città a livello di formazione. Grazie al Festival dell’Orientamento, in tutto 450 studenti faentini delle classi V delle scuole superiori del territorio hanno avuto la possibilità sabato scorso, a Faventia Sales, di interrogarsi e prendere maggiore consapevolezza delle scelte che li attendono. Il Festival ha rappresentato un’opportunità senza precedenti per i giovani di esplorare le molteplici strade che si aprono dopo il diploma. L’iniziativa li ha portati a incontrare 40 professionisti e imprenditori di 13 settori lavorativi diversi per offrire una panoramica completa sul mondo della formazione post-diploma e del lavoro. L’evento è stato organizzato da Provincia di Ravenna, Comune di Faenza, Faventia Sales, Fondazione Flaminia e Fondazione Banca del Monte e Cassa di Risparmio di Faenza, con il supporto de La Bcc, C-Hub, Tampieri Financial Group e Distretto San Silvestro. Per approfondire il percorso fatto per arrivare a questo, abbiamo intervistato Martina Laghi, assessora all’Istruzione.

Intervista a Martina Laghi, assessora all’Istruzione del Comune di Faenza

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Laghi, con il Festival dell’Orientamento, si chiude il 1° anno del progetto Faenza Orienta. Di cosa si tratta esattamente?

Abbiamo voluto lavorare su un percorso di orientamento con più iniziative e proposte, che si rivolge agli studenti dell’ultimo anno della scuola secondaria di primo grado e degli ultimi due anni della scuola superiore. Faenza Orienta risponde a questi obiettivi: rendere i giovani consapevoli dello scenario in cui vivono e della sua interconnessione con l’ambiente circostante e accompagnarli nella ricerca del senso della propria vita. L’intento non è quello di fornire risposte, ma metodologie che permettono alla persona di essere attiva nel processo decisionale, attraverso l’incontro tra i ragazzi e le ragazze con attori del contesto formativo e professionale in cui vivono. Questo tipo di modello abbraccia la complessità della vita e delle scelte individuali, riconoscendo che l’orientamento è un percorso di formazione permanente.

L’amministrazione diventa crocevia fra giovani, scuola e mondo dell’impresa: perché è sempre più necessario mettere in sinergia questi attori?

Possiamo accompagnare i giovani in questo percorso solo se diamo l’esempio di come nella costruzione del loro futuro sia fondamentale l’intreccio di relazioni e di incontri tra contesti che operano nella stessa direzione e si danno obiettivi comuni. Se scuola, imprese, istituzioni non agiscono insieme e non mettono al centro l’interesse per i giovani, condividendo risorse e obiettivi, non li si aiuta a trovare la propria strada e soprattutto ad avere quella giusta fiducia nel contesto in cui vivono necessaria per poter investire nel proprio futuro

Faenza Orienta propone uno stile d’orientamento “esistenziale” che non vuole informare, quanto aiutare gli studenti a conoscersi e fare scelte consapevoli.

Di fronte a proposte pensate per dare delle opportunità ai ragazzi e alle ragazze di conoscere e confrontarsi col mondo in cui vivono, i giovani rispondono con curiosità, interesse, senso critico. Dal dialogo con loro emerge che si approcciano al futuro con sentimenti di ansia, paura, insicurezza: sta a noi adulti il compito di aiutarli a superare queste paure con gli strumenti più appropriati e più rispondenti ai loro bisogni di crescita.

Questo progetto ha significato anche un grande dialogo con le scuole: quali sono le nuove domande alle quali il mondo educativo deve rispondere?

Siamo consapevoli di quanto sia impegnativo oggi essere genitore ed essere insegnante nell’affrontare le sfide quotidiane che la società ci presenta; ma famiglia e scuola non possono essere gli unici ambiti dove si ” educa” ed essere colpevolizzati quando ci si trova di fronte a un comportamento problematico di un giovane. Non si può lasciare sola la scuola né la famiglia e solo attraverso l’alleanza educativa tra il mondo scolastico, il territorio in cui è radicato, la famiglia e il mondo delle istituzioni, si possono innescare percorsi educativi efficaci e condivisi, in cui i giovani si sentono ascoltati, compresi e supportati.

fg