Si svolgerà dal 10 al 17 febbraio la tappa faentina di Ri.cominci.Amo, la sezione speciale del programma di comunicazione Flumina Tour espressamente dedicata alle zone italiane colpite da eventi intensi e catastrofici di tipo idrologico, geomorfologico e meteorologico.

Faenza è una delle città che più hanno sofferto, essendo stata colpita due volte nell’arco di due maledette settimane di maggio. Faenza non è nuova a problemi di natura idraulica, ma la seconda esondazione in un mese del fiume Lamone,  il 16-17 maggio 2023 ha avuto esiti purtroppo devastanti. Il tour passa da Faenza e toccherà nel suo lungo percorso ben tre regioni, perché sono tanti ormai i territori interessati nell’ultimo anno e mezzo da severi ed estesi eventi idrogeologici.

La popolazione di questa città romagnola (ma ce ne sono oggi purtroppo molte altre) è adesso consapevole che ricostruzione e ripartenza non possono essere separate dalla futura conoscenza dei fenomeni naturali e della loro severità in determinati contesti ambientali e territoriali.

Se ci si pensa è anche psicologicamente incoerente sperare di rimettersi del tutto in piedi quando non si conoscono -se non molto superficialmente- i fenomeni che ti hanno portato via tutto, e non si conoscevano, salvo esserne travolti nel momento esatto del disastro, le portate micidiali di uno stratificarsi di cause naturali ed umane che solo poco settimane prima potevano apparire ai più, poco evidenti o rilevanti e proprio per questo per nulla chiare, o troppo lontane nel tempo o dalla sensibilità comune.

Gli amministratori di città e territori dal canto loro sanno che il flusso di comunicazione per la protezione civile, non può mai interrompersi e deve mettere in campo tutti gli strumenti utili a disposizione per informare i cittadini e porli nelle condizioni di poter provvedere, anche in prima persona, alla sicurezza propria, della propria famiglia e dei beni posseduti o utilizzati.

I momenti più utili per progredire su questa via -quella della preparazione- sono il “prima”: i momenti di quiete che permettono di pianificare e lavorare con maggiore tranquillità e profitto per poter poi fare e rispondere tutti efficacemente nel momento dell’emergenza.   

Dopo la presentazione e conferenza stampa che si svolgerà online sabato 10 febbraio alle 9.30, il lavoro di Ri.cominci.Amo a Faenza si concentrerà in due momenti collegati (entrambi in presenza): in classe presso una scuola media della Carchidio-Strocchi e nei pressi del fiume Lamone.

I primi ad essere coinvolti saranno i ragazzi frequentanti la scuola a Faenza guidati dagli esperti di Flumina e dai loro insegnanti.

Il percorso proposto potrebbe non essere facile e lineare, ma ciò che più conta è che potrà essere utile a giovani ed adulti, per conoscere e capire meglio.

locandina Faenza con date 10 17 febbraio 2024 page 0001

Eta Beta APS, promotrice da più di quindici anni del programma di comunicazione nazionale Flumina, mette a disposizione delle comunità interessate, strumenti e competenze che sono state costruite negli anni, al fine di fornire ad una vasta platea di persone i mezzi di comprensione dei fenomeni idrogeologici estremi, le loro cause, i margini di superamento del rischio residuo, o come in questo caso, la possibilità di salvaguardare strutture, infrastrutture, persone dagli effetti distruttivi, conosciuti recentemente così da vicino, e sulla propria pelle.

Flumina nel corso degli anni ha raggiunto quasi duecentomila persone, la maggior parte delle quali abitanti in zone con importanti livelli di pericolosità idraulica e/o geomorfologica.

Il programma, che ricerca la collaborazione con enti ed istituzioni, nasce nel 2006 nella consapevolezza che la preparazione al rischio da sola oggi è responsabile dell’abbattimento del 90% delle vittime potenziali da alluvioni e frane.

La comunicazione del rischio finalizzata alla preparazione, portata avanti con strumenti come Flumina ed iniziative come Ri.cominci.Amo sono importanti perché possono portare con investimenti ridotti ed in tempi molto brevi, ad una preparazione delle persone che purtroppo in Italia è ancora affidata alle sole allerte e sporadiche esercitazioni, strumenti ancora troppo lontani dal cittadino ed inadatti a concorrere alla costruzione di una solida, condivisa e diffusa cultura del rischio, ed alla conseguente auspicabile futura riduzione dei danni materiali e strutturali che si registrano a seguito di eventi idrogeologici intensi o imprevedibili.