Un libro che nasce da venti anni di pellegrinaggi, esperienze e incontri. Una sorta di appunti di viaggio nati di fronte a grandi monumenti del passato e altri presi di scorcio lungo le vie di Gerusalemme, per essere consapevoli di quello che è quel territorio complesso, oggi più che mai, che è la Terra Santa. Con la speranza di poter tornare, quanto prima, a visitare quei luoghi ricchi di fede, storia, culture. È stata pubblicata la terza edizione della guida Israele e territori palestinesi a cura di don Tiziano Zoli ed edita da Polaris e con prefazione del cardinale Pierbattista Pizzaballa. «Quando parti per Israele non sai mai cosa ti aspetta. Ogni viaggio in questa terra è sempre occasione per accogliere una sorpresa» scrive il curatore, che nelle quasi 400 pagine del libro conduce il lettore attraverso approfondimenti culturali e religiosi passando per monumenti storici e naturali. Andando oltre gli stereotipi che spesso caratterizzano questi luoghi.
Intervista a don Tiziano Zoli: “La pace parte anche da qui, dai pellegrini”
Don Tiziano, cosa rappresenta per te e per i lettori questa nuova guida?
In questo periodo storico, si tratta di una nuova pubblicazione nel segno della speranza, a quello che sarà dopo il conflitto odierno, che speriamo possa cessare il prima possibile. Si riparte anche da qui, dai pellegrini. Ho potuto vedere con i miei occhi, in questi anni, come la presenza dei pellegrini in Terra Santa sia un incentivo a tenere più basso il clima di tensione, ad appianare i conflitti. In Medio Oriente è molto sentita la cultura dell’ospitalità.
A chi si rivolge la guida?
A tutti. Per certi versi può essere letta anche da chi non deve andare, nell’immediato, in Terra Santa. Nasce dall’esperienza di questi 20 anni di viaggi, esperienze e incontri in quei luoghi e che offrono uno spaccato a 360 gradi di Israele e Palestina. Il libro, in particolare, è dedicato a padre Vittorio Bosello, frate francescano della nostra diocesi in Terra Santa da 40 anni, e a suor Stefania Monti, anche lei appassionata di ebraismo, che mi ha incoraggiato negli studi. Il ricavato del libro sarà dato a progetti di carità in favore dei bambini in Terra Santa e agli alluvionati romagnoli.
Quali le novità rispetto le precedenti edizioni?
Oltre a fisiologici aggiornamenti su pellegrinaggi e luoghi da visitare, è presente un approfondimento su Tel Aviv che prima era assente. Inoltre è stato ampiamente rinnovato l’apparato fotografico fin dalla copertina. E qui abbiamo fatto una scelta precisa. Della Terra Santa, spesso, ci si immagina la sabbia, il deserto. Qui invece abbiamo proposto un’immagine con acqua e foresta, della riserva naturale di Banias da cui nasce il Giordano, per dare l’idea dell’originalità di quella terra che è sempre capace di stupirti e va oltre gli stereotipi. Ho cercato di spiegare in maniera più semplice non solo le differenze tra le tre grandi religioni monoteiste, ma anche le differenze all’interno del cristianesimo stesso, per esempio tra copti, siriani, siriaci. Il pellegrino, quando arriva in questi luoghi, tocca con mano le differenze religiose e deve conoscerle. Basti pensare che, a seconda della religione, il giorno di chiusura dei negozi varia: venerdì per i musulmani, sabato per gli ebrei, domenica per i cristiani.
Come è cambiata la Terra Santa in questi anni?
La prima volta che andai in Terra Santa fu nel ’96, erano appena stati firmati gli accordi di Oslo. Si respirava entusiasmo tra i due popoli: i due paesi sembravano poter raggiungere la speranza di pace. In questi anni è cambiato tanto: da un lato sono cresciute strade e infrastrutture, ma dall’altro sono aumentate le fatiche di dialogo tra i popoli. E dall’esterno, fare il tifo per uno o per l’altro non aiuta a portare la pace.
Quali, tra i luoghi meno conosciuti, consiglieresti?
Direi Magdala, luogo natale di Maria Maddalena. È un sito che è stato riscoperto e valorizzato in questi ultimi anni, da alcuni definito come la “Pompei israeliana”. Molte altre “chicche” meno conosciute sono emerse poi dall’amicizia con padre Vittorio che per anni è stato superiore del Santo Sepolcro: tra queste citerei il rito di chiusura del Santo Sepolcro.
Qual è il valore di viaggiare per te, in questo momento?
Essere pellegrini, oltre a dare possibilità di viaggiare in dei luoghi, dà possibilità di arricchire il proprio bagaglio spirituale e teologico con incontri e tradizioni cristiane e religiose. In questi quasi venti anni di incaricato regionale Ceer al Turismo ho definito questa come la “parrocchia dei viaggiatori”. E come ogni parrocchia, per un prete è stimolante: porta esperienze, domande e un cammino condiviso, tutti insieme, nel cercare di incontrare sempre di più quel Gesù che celebriamo a Natale.
Samuele Marchi