«Arrivare ovunque sarà impossibile». Lo dice il presidente dell’Ordine dei geologi dell’Emilia-Romagna, il cesenate Paride Antolini, durante un lungo colloquio sui temi del post alluvione del 16 maggio scorso e del dopo frane sulle colline e in montagna. «Ora la preoccupazione maggiore per i sindaci – dice il geologo – è l’approssimarsi dell’inverno. Il rischio è quello di tornare alla situazione precedente ai ripristini. Per sistemare tutto ci vorrebbe una quantità enorme di denaro e di energie. Sarà difficile mettere a posto tutto quello che si pensa».

La ricostruzione e i relativi ristori sono al momento suddivisi in due settori ben distinti: quello dell’intervento pubblico, con Regione, Province e Comuni da un lato, e quello delle attività produttive e delle famiglie dall’altro. Per i primi, dice Antolini «si tratta di un lavoro immane. Per la Regione, i dissesti sono quelli che hanno la maggiore rilevanza. Le Province hanno competenza sulle strade. I Comuni hanno avuto ritardi nell’arrivo dei fondi e in alcuni casi le aziende appaltatrici si erano fermate». Poi c’è la Struttura commissariale, annota Antolini, che «si sta impegnando. Quanti vi sono coinvolti ascoltano e recepiscono le osservazioni di noi tecnici». In questo meccanismo non semplice «l’anello debole è rappresentato dai Comuni. Pensiamo a Tredozio o Modigliana, così comprendiamo di quali mansioni è stato investito il capo dell’ufficio tecnico di strutture di solito all’osso».

“Si andrà ben oltre gli 8 miliardi di euro preventivati”

I lavori da mettere in cantiere non sono per nulla semplici. «Prima di tutto occorre verificare la disponibilità delle imprese – chiarisce Antolini -. I progetti sono da fare. Si tratta di situazioni che richiedono tempo». Dopo quello delle Amministrazioni pubbliche, c’è il versante dei privati. Per loro sono uscite le ordinanze in questi ultimi giorni. Viene richiesta l’asseverazione dei danni. «Ci vogliono molta attenzione e controllo – precisa il geologo -. Verrà messa a disposizione la piattaforma usata per il terremoto in Emilia. Le pratiche dovranno essere caricate in quel sito, con partenza prevista attorno a metà novembre, per una mole di lavoro al momento non nota. Infatti ancora non è stata indicata una data di scadenza».

I lavori svolti finora sembrano opportuni, ma non definitivi, con le frane in gran parte solo tamponate. «Quelli eseguiti in somma urgenza – prosegue il presidente – sono stati fatti per aprire strade e raggiungere abitazioni rimaste isolate. Ora il rischio è che l’acqua porti via di nuovo la terra. Per ottenere risultati duraturi ci vogliono interventi strutturali». L’impegno preventivabile, con progetti a regola d’arte, è molto difficile da quantificare. «Si andrà ben oltre gli 8 miliardi e mezzo messi in conto», mette in chiaro il presidente regionale. Poi, precisa Antolini, bisogna avere ben presente che il costo medio degli interventi, per danni che a volte potrebbero essere superiori a quanto previsto, «si aggira sui 3-4mila euro a metro lineare». In questo modo ci si può rendere conto dell’entità di ciò che si dovrebbe realizzare. «Bisogna capire fin dove ci si può spingere», insiste l’esperto.

“La pulizia dei fiumi? Un falso problema”

E la pulizia dei fiumi di cui molti parlano? «Si tratta di un falso problema – risponde Antolini -. Occorre verificare situazione per situazione. I nostri fiumi spesso si sono trasformati in canali. Gli argini hanno una certa età e la manutenzione andrebbe fatta anche su questi. Ma anche per questo occorrono risorse molto notevoli». In ogni caso, dice Antolini «sui reticoli minori si farà più fatica a intervenire. Sarà impensabile riuscire a gestire una rete stradale efficiente per una sola casa. Le manutenzioni sulle diramazioni dalle strade principali dovranno essere gestite dai privati. E diventeranno sempre più difficoltose».

“L’uomo deve adattare i fiumi alle sue esigenze”

C’è poi anche il tema del rischio che in ogni caso è da sopportare. «La gente deve imparare – vuole togliere ogni equivoco Antolini – a convivere con un rischio residuo. Anche con le casse di espansione previste, se piove come successo a maggio sul monte Trebbio, a Modigliana, ci allaghiamo lo stesso». La Protezione civile, insiste Antolini, «deve realizzare un salto di qualità e deve essere in grado di fare evacuare quando serve e il cittadino deve essere pronto a evacuare. In poco tempo opere strutturali non si realizzano e gli interventi andrebbero gestiti su tutto l’asse fluviale». Antolini ci tiene a chiudere la conversazione con un messaggio positivo. «Si tratterà di una grande messa in sicurezza del territorio, una notevole opportunità per affrontare i cambiamenti climatici. Si tratta di modalità di intervento nuove per dare più spazio all’acqua che arriva in grandi quantità in poco tempo. Sarà l’ennesima volta che in Romagna l’uomo adatterà i fiumi alle sue esigenze. Qua è la terra è sempre stata bonificata. Ora siamo chiamati a fare i conti con i mutamenti del clima».

Francesco Zanotti