Ripartire dallo spirito che ha dato vita agli Accordi di Helsinki per costruire un mondo di pace: questa è una delle più grandi eredità che ci lascia il cardinale Silvestrini. Venerdì 27 ottobre, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è svolta nella Sala della Protomoteca del Campidoglio il convegno “Il Cardinale Achille Silvestrini, uomo del dialogo”, organizzato da Villa Nazareth e promosso dall’Assessorato alle Politiche Sociali e alla Salute di Roma Capitale, in occasione del centesimo anniversario della sua nascita. Dopo i saluti del sindaco di Roma Capitale, Roberto Gualtieri, sono intervenuti come relatori il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato di Sua Santità e presidente di Villa Nazareth, e i professori Andrea Riccardi ed Emma Fattorini. L’incontro è stato moderato dal giornalista Ferruccio de Bortoli. All’evento ha partecipato anche il vescovo monsignor Mario Toso, accompagnato dal vicario generale don Michele Morandi, che ha stretto la mano al presidente della Repubblica.
Il sindaco di Roma: “Orgogliosi di averlo adottato nella nostra città”
Figura di primo piano della storia della Chiesa e della vita civile italiana nella seconda metà del Novecento, Achille Silvestrini (nato a Brisighella, in provincia di Ravenna, il 25 ottobre 1923) è stato Segretario del Consiglio degli Affari pubblici della Chiesa dal 1979 al 1988, anno in cui fu creato cardinale, quindi Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica ed infine, dal 1991 al 2000, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. “Era orgoglioso delle sue origini romagnole – ha esordito nei saluti iniziali il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri – ed è sempre stato legato a Brisighella e alla Diocesi di Faenza. Siamo orgogliosi però di averlo adottato nella nostra città, che ha arricchito con le sue relazioni personali e diplomatiche nel segno della pace e della speranza. Oggi avremmo bisogno di una nuova Helsinki in Europa. E invece viviamo un tempo in cui non si riescono a fermare nessuna delle guerre che la follia, la cecità e la volontà di potenza aprono a danno dei popoli”.
Il cardinale Parolin: “Silvestrini, un diplomatico al servizio della Chiesa”
Con la relazione “Un diplomatico al servizio della Chiesa“, il cardinale Pietro Parolin ha ripercorso l’attività diplomatica del prelato romagnolo durante i pontificati di Pio XII, S. Giovanni XXIII e soprattutto san Paolo VI e san Giovanni Paolo II, quando, insieme al cardinale Agostino Casaroli (segretario di Stato dal 1979 al 1990), il cardinale Silvestrini fu protagonista della Ostpolitik. Grazie alla sua capacità di dialogo e alla sua indiscussa esperienza diplomatica, ebbe un ruolo decisivo nelle trattative della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa che si concluse con la firma degli Accordi di Helsinki nel 1975, che prevedeva tra l’altro il riconoscimento della libertà religiosa come diritto fondamentale dell’uomo. L’impegno diplomatico del Card. Silvestrini, inoltre, fu influente anche nella revisione del Concordato tra Stato italiano e Santa Sede nel 1984. “Il suo operare partiva dal riconoscere che l’attività diplomatica è per sua natura attenta a ogni aspetto e pertanto richiede ai suoi protagonisti capacità di lettura dei fatti e non solo la conoscenza degli avvenimenti; domanda discrezione ma anche decisioni chiare e abilità nel prevederne conseguenze ed effetti”, ha proseguito il cardinale, secondo il quale “questo è il terreno sul quale questa singolare personalità ecclesiastica ha potuto offrire il suo apporto, mostrare il suo intuito e agire per il bene, con ferma volontà, anche di fronte alle difficoltà e ai travagli sempre presenti quando nell’operare si è chiamati a decidere. E questo anche di fronte a quelle mete che apparivano irraggiungibili ai più o che non trovavano condivisione e apprezzamento”.
Riccardi: “Ha messo al centro una pace concreta”
“La ricerca della pace e la Storia” è stato il titolo dell’intervento di Andrea Riccardi, professore ordinario di Storia Contemporanea, fondatore della Comunità di Sant’Egidio e già Ministro per la Cooperazione internazionale e l’Integrazione. Analizzando i poli che hanno orientato l’impegno costante del cardinale Silvestrini – la passione per la conoscenza della storia, l’ecumenismo e la pace tra i popoli –, Riccardi ha affrontato il tema di ciò che resta vivo, di quello che si è perso o è in crisi del percorso silvestriniano, e che pertanto torna oggi essere urgente. “Silvestrini ha partecipato al rilancio della diplomazia vaticana – ha detto – e lo ha fatto mettendo al centro la pace. Non solo una pace proclamata, ma una pace fatta di impegni e direttive concrete. In questo modo la Chiesa diventò un interlocutore attrattivo anche per i Paesi dell’Est”. Non ha mancato di sottolineare le origini romagnole di Silvestrini. “La sua formazione – ha spiegato – nasce all’interno del clero faentino, caratterizzato dall’essere vicino alla gente ed estraneo agli arbitri personali. Una pastorale parrocchiale, dalla quale Silvestrini è stato intriso”.
L’amicizia con Federico Fellini
Con la relazione “Don Achille: le radici, la spiritualità e la passione civile”, Emma Fattorini, professoressa ordinaria di Storia Contemporanea, già senatrice della Repubblica, ha approfondito – a partire da alcuni aspetti biografici – il rapporto del cardinale Silvestrini con la cultura e la politica italiana, di cui seguì le vicende con spirito di servizio e senso della laicità; la sua spiccata attitudine all’ascolto e al dialogo hanno fatto del cardinale Silvestrini un punto di riferimento per religiosi e laici, politici, artisti e intellettuali, e per generazioni di giovani nel cammino di formazione. “La Chiesa non deve avere paura di leggere la propria storia” ha detto, riferendosi all’apertura degli archivi. Ha poi sottolineato l’amicizia con Federico Fellini. “Mi ha sempre colpito come quel cardinalone potesse essere spiritualmente così autorevole e, insieme, così laico e luminoso”. Sono le parole dedicate dal regista Fellini a Silvestrini, che recitò una toccante omelia ai suoi funerali e a quello della moglie Giulietta Masina che morì poco dopo. “L’apertura al dialogo, all’amicizia e all’ascolto di don Achille Silvestrini non era a compartimenti stagni, settoriale, ma si esprimeva in ogni campo della vita, in come viveva la sua attività diplomatica, nella elaborazione della strategia dell’Ostpolitik, o nelle relazioni con le chiese orientali da Prefetto di quella Congregazione”, ha ricordato la relatrice: “E insieme nelle sue molteplici relazioni umane, nelle amicizie con esponenti della cultura e della politica, nella formazione dei giovani. Nelle piccole e nelle grandi cose”.