La nonna era ben lontana dall’immaginare che il suo telaio, abbandonato e dimenticato ormai da decenni, sarebbe ritornato a funzionare come ai vecchi tempi! Questa è una bella storia e credo sia giusto che la si conosca così come me l’hanno raccontata le protagoniste che ho avuto l’opportunità di incontrare grazie a quel grande amico che è Pietro ‘d Quinzân. Lui, Pietro Bandini, numero uno della Musica nelle aie di Castel Raniero, la passione per tutto quello che sa della nostra Romagna di un tempo, dalla musica al lavoro, alle storie e alle tradizioni, ce l’ha nel sangue. Grazie al suo entusiasmo ho potuto conoscere Dolores Zardi (classe 1933), sua zia, protagonista e testimone di quel mondo ormai scomparso in cui affondano le nostre radici.

Dolores e la passione per la tela

Dolores è una degli Iumle˜, originari della parrocchia di Chiusura in quel di Imola (Iòmmla nel dialetto locale) da cui gli venne il soprannome quando si trasferirono fra la Celle e Pieve Ponte dove lei è nata e cresciuta. Dopo il passaggio del fronte che l’aveva costretta a interrompere le elementari, frequentate solo fino alla terza, la sua mamma, seguendo la consuetudine del tempo, volle che imparasse un mestiere e la indirizzò verso la tessitura. A Faenza una delle scuole più quotate per imparare a tessere era quella gestita dalle suore dell’Istituto Ghidieri e Dolores iniziò a frequentarla restando in collegio per un anno e mezzo, perchè sua madre, data la situazione caotica del dopoguerra, non si fidava a farla andare su e giù a piedi o in bicicletta. Dolores ha un gran bel ricordo di quel periodo e in particolare di Suor Serafina che ha insegnato a lei e a un’altra ventina di ragazze tutti i segreti della tessitura. Lavorare al telaio le piacque fin da subito, ci si appassionò, imparò a fare i vari tipi di tela e in poco tempo fu in grado di produrre in piena autonomia degli ottimi tessuti. Tornata a casa, i suoi le fecero costruire dal falegname di Pieve Ponte un bellissimo telaio con cui lei, usando dei filati di canapa, cotone, lana e lino, realizzava dei veri e propri capolavori, da tutto ciò che occorreva per fare un bel corredo, a sciarpe, scialli, e stoffe finissime per farci pure dei vestiti. E che lei, nonostante la giovane età, fosse già una brava e stimata tessitrice lo confermano i tanti attestati e diplomi di merito che conseguì partecipando a varie mostre della Settimana faentina fra la fine degli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta. Li ha conservati e ce li ha mostrati un po’ commossa e, giustamente, con una punta di orgoglio. Grazie agli organizzatori della Settimana faentina espose i suoi lavori anche a Firenze e sarebbe dovuta andare pure a Milano, glielo aveva proposto un dirigente dell’allora Mangelli, ma suo padre glielo impedì perchè Milano era troppo lontano!

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Il telaio riscoperto dalla nipote Ilaria

Non si oppose invece quando Dolores, agli inizi degli anni Cinquanta, su segnalazione delle suore dell’Istituto Ghidieri, venne chiamata a far scuola di tessitura a Casola Valsenio. Erano corsi statali (forse rientravano nella legge “Fanfani” per incentivare l’occupazione), duravano quattro mesi (con orario 9-12 e 14-16) ed erano ben retribuiti. Presa la licenza di quinta elementare, necessaria per quel tipo di insegnamento, Dolores per cinque anni andò su e giù in corriera e fece da maestra di telaio a diverse decine di donne, spesso parecchio più grandi di lei. Nonostante gli impegni scolastici lei riusciva anche a far funzionare a pieno ritmo il suo telaio di casa. Avrebbe potuto continuare ancora ad insegnare, ma il matrimonio con Domenico Bandini, fratello del babbo di Pietro, pose fine a quell’interessante esperienza casolana. Con la nascita poi dei suoi figli (cinque), Dolores ebbe sempre meno tempo da dedicare a quel lavoro che le aveva dato tante soddisfazioni e il telaio finì in quel ripostiglio da cui l’ha fatto uscire sua nipote Ilaria, che ha diciassette anni e frequenta il liceo classico. C’è voluta la sua curiosità, stimolata dai tanti racconti del suo lavoro da tessitrice che Dolores le ha fatto fin da bambina, a far rimettere in sesto quel telaio e ridargli vita. L’entusiasmo della nipote che, calata in un vecchio cassone per la farina, tirava fuori pacchi di filati di canapa, lino, cotone, dimenticati lì da decenni, ha contagiato pure la nonna. Sistemato il telaio Dolores ha ricominciato a fare da maestra; quest’estate lei e Ilaria hanno ordito una tela e, una accanto all’altra, hanno dato sfogo alla loro creatività con ottimi risultati e reciproca soddisfazione.

Mario Gurioli