Non si fermano le scosse di terremoto che dall’alba dello scorso lunedì 18 settembre preoccupano la popolazione dell’Appennino tosco-romagnolo. Si contano danni in Valle Acerreta e particolarmente rilevanti a Tredozio, dove molti edifici pubblici e abitazioni private sono stati già dichiarati inagibili. Tante le persone che al momento passano la notte fuori casa spaventate. Abbiamo fatto il punto sulla situazione con la sindaca di Tredozio Simona Vietina. 

Sindaca, qual è lo stato d’animo della popolazione che si trova a distanza di pochi mesi di fronte a un’altra emergenza?

Molte persone sono spaventate perché è il secondo evento catastrofico in poco tempo e poi perché la scossa in sé è stata terribile e fortissima: è andata via la corrente, poi le vetrine si sono aperte, sono caduti  bicchieri, vasi. È stato spaventoso e gli effetti sono stati terribili. I tredoziesi erano stati già duramente colpiti dall’alluvione che ha procurato 70 frane, ancora non ripristinate. Ora sono stati colpiti gli edifici pubblici e privati, al momento 49 sono stati dichiarati inagibili. Tra questi molti  fondamentali per la comunità: il Comune – al momento allestito presso il centro turistico Le Volte – , le scuole, le poste e il palazzo della pro loco, la biblioteca e anche la seconda chiesa di Tredozio. Stiamo perdendo i punti di riferimento, ma i cittadini tredoziesi sono persone forti. Il problema è che abbiamo urgente bisogno che la Regione chieda lo stato di emergenza nazionale; al momento ha dichiarato solo lo stato di crisi regionale e quindi possiamo agire solo per assistere la popolazione, ma abbiamo bisogno di agire in somma urgenza con i ripristini. Ad esempio dobbiamo intervenire ora sulla torre civica che rischia il crollo.

Tra gli edifici colpiti anche le scuole, riaperte da pochi giorni. Dove fanno lezione oggi i ragazzi?

La soluzione momentanea per quanto riguarda le scuole è stata riaprirle nelle tende della protezione civile, dietro il centro operativo comunale: 88 bambini e ragazzi di asilo, elementari e medie fanno lezione qui. I bambini al momento hanno preso bene la sistemazione in tenda, come fosse un’esperienza nuova e sperimentano la didattica peer to peer all’aperto. Però i problemi si presenteranno con il calo delle temperature e l’amministrazione sta facendo il possibile per trovare una soluzione definitiva. Una sarebbe quella di avere moduli in legno, non dei  container ma prefabbricati in legno per i bambini: la scuola deve essere un ambiente accogliente. 

Al momento un centinaio di persone fuori casa

Qual è invece la situazione delle abitazioni?

Al momento le persone sfollate sono molte di più di quelle che saranno definitivamente fuori casa. Questo perchè dobbiamo considerare tutti coloro che hanno paura di rientrare in casa, coloro che hanno casa inagibile ma anche chi aspetta i controlli dei vigili del fuoco e della protezione civile regionale, poichè prima sono stati controllati gli edifici pubblici e poi i privati. Ogni giorno un centinaio di persone mangiano in protezione civile e dormono fuori. Ci sono brandine anche nel Palazzetto dello Sport e l’area campeggio è piena. Purtroppo lo sciame sta continuando. Le scosse sono ancora numerose e continue, alcune di intensità media e questo ovviamente non fa calare la paura nella popolazione. 

Dopo questi eventi catastrofici appare sempre all’orizzonte il rischio di spopolamento di questi territori. 

Il tredoziese non va via. Apprezza le qualità di questo territorio e resta qui. A Tredozio si sta bene, nonostante le disgrazie che sono capitate ultimamente. C’è un grande volontariato,  un senso di solidarietà, di unione e di paese che non c’è in tutte le comunità. Le difficoltà ci sono e sono tante, ma le supereremo. Proprio questo è il momento in cui chi ama davvero il suo paese deve dimostrarlo.

Letizia Di Deco