Una due giorni per approfondire il tema dei Movimenti religiosi femminili pretridentini nel territorio di Ravennatensia (sec. XIV – XVI). È stato questo il titolo del 37esimo convegno di Ravennatensia che si sta svolgendo in Seminario a Faenza dal 29 al 30 settembre. L’associazione, sorta nel 1966, tiene ogni due anni un convegno di studi nelle diverse città che un tempo costituivano l’antica Provincia ecclesiastica ravennate. L’evento ha il patrocinio della Diocesi di Faenza-Modigliana e del Seminario vescovile di Faenza. Tra i prestigiosi relatori chiamati a partecipare figurano la professoressa Gabriella Zarri e il presidente di Ravennatensia, monsignor Maurizio Tagliaferri.
Il vescovo mons. Mario Toso: “Esperienze religiose che hanno contribuito all’Umanesimo trascendente”
Ad aprire il convengo, i saluti del vescovo della Diocesi, monsignor Mario Toso. “Il tema che avete scelto è di grande interesse e attualità – ha sottolineato monsignor Toso -. Possiamo dire che negli ultimi quaranta/cinquant’anni si è affermata una disciplina specifica: gli Women’s Studies, che hanno di fatto portato alla luce e valorizzato l’apporto delle donne nei diversi aspetti della cultura, dell’arte, del lavoro e della politica. Proprio gli studi storici – sosteneva la stessa Gabriella Zarri qualche anno fa – hanno dimostrato che la religione è stata per molti secoli il luogo privilegiato in cui le donne hanno potuto realizzare sé stesse e mostrare le proprie capacità culturali, organizzative, sociali, dando un contributo originale al pensiero teologico e spirituale delle chiese cristiane e alla convivenza umana e sociale. In tal modo, hanno contribuito, con la loro vita protesa alla trasfigurazione dell’umano e al dono di sé stesse, a strutturare quell’Umanesimo trascendente di cui il creato e il mondo odierno hanno un estremo bisogno”.
“La conoscenza della storia e delle sue grandi linee – conclude il vescovo Toso – non si può attingere se non per mezzo di indagini accurate e appassionate, alla ricerca delle trasfigurazioni, ben situate nel tempo e nello spazio, provocate dall’incarnazione del Verbo. Ciò risulta ancor più reale quando si tratta di storia religiosa e di vita ecclesiale”.
Mons. Tagliaferri: “Una storia delle donne, portata nell’ambito della storia religiosa”
Come specificato da monsignor Maurizio Tagliaferri questo convegno: “presenterà alcuni studi che costituiscono un campione significativo delle esperienze religiose femminili germogliate nella nostra regione nei secoli XIV e XVI fino al Concilio di Trento escluso. In pratica una storia delle donne, portata nell’ambito della storia religiosa, con ricerche condotte sulle donne sante o presunte tali, con indagini sul monachesimo e altre forme di vita religiosa”. Ed è a partire da queste linee guida che si sono dipanati gli interventi del convengo.
La prolusione della professoressa Zarri
Il titolo del convegno, ha ricordato, Zarri, “evoca il testo fondativo di Herbert Grundmann nella religiosità dei secoli XII e XIII, religiosità che esprime un’aspirazione alla vita evangelica, perseguita nella povertà e nella penitenza, con la propensione a riunirsi in gruppo per realizzare una condivisione del lavoro e dei beni. E’ in questo humus culturale e spirituale che si sviluppa quel movimento penitenziale a larga partecipazione femminile che, collegandosi ai nuovi ordini mendicanti, darà vita ai terzi ordini secolari e regolari. Il movimento penitenziale è in questi secoli la forma espressiva più consona per rispendere a quel desiderio di servire Dio”.
“Gli studi attuali sui movimenti religiosi femminili – prosegue la prolusione della Zarri -, oltre a proporsi di far emergere la ricchezza di istituzioni, tradizionali o nuove, sorte nelle diverse regioni italiane o europee, hanno riproposto la necessità di analizzare questi movimenti in modo comparativo e di riapprofondire in particolare il rapporto Nord-Sud Europa.
“Nella nostra area regionale e nell’area padana – specifica la professoressa – il movimento religioso femminile assume caratteri peculiari. Prevale il persistere di una spiritualità laicale che si manifesta nell’opzione di una vita di preghiera, lavoro e servizio a fratelli. Molte sono le donne che si accostano a un ordine mendicante professando privatamente i voti e assumendo l’abito di terziarie. Alcune di queste vivono in case proprie o di benefattori, singolarmente o in piccoli gruppi e compiono i loro esercizi di pietà nelle chiese vicine. Altre costituiscono comunità più estese fondando conventi aperti e adottando successivamente una regola. Altre ancora mantengono il loro status di maritata o vedova, trasformando le loro case in chiese domestiche”.
Sant’Umiltà da Faenza: punto di partenza per la riflessione
Al centro degli studi non poteva che esserci anche un approfondimento su Rosanese Negusanti, meglio nota come Umiltà da Faenza. Nata nel 1226 e morta nel 1310, la sua vita è stata analizzata nel convengo dal prof. Enrico Fusaroli Casadei. Con lei “siamo di fronte a un mondo monastico in grado di autoriformarsi e di adeguarsi, in sintonia con la forte sensibilità ascetica del secolo, a più rigorose e austere esigenze spirituali”.