Dopo Villa Rotonda, è la volta di Villa Emaldi, sempre a piedi dalla Colonia di Castel Raniero, domenica 10 settembre con ritrovo alle 10 presso la Colonia, nell’ambito delle “Passeggiate da Castel Raniero”, a cura dell’associazione omonima che ha in cura l’area verde che circonda l’edificio.
Dopo la visita al prato, ai viali perimetrali di pini e cipressi con sottostante macchia di cisti, si scenderà al bosco, oggi di querce e carpini ma fino a mezzo secolo fa castagneto produttivo e il cui ultimo anno di raccolta (le castagne ottenevano un prezzo relativamente alto in quanto primizie, data la bassa quota e la fruttificazione precoce) fu il 1978.
Poi per sentiero attraverso la valle del Rio Biscia si arriverà alla Casa Inquisitora e attraverso le vie Castel Raniero e poi Anzoletta si scenderà a Villa Emaldi, il cui parco sarà visitabile grazie alla cortese disponibilità dei proprietari, la famiglia Emaldi.
La villa è inserita nella sua splendida cornice paesaggistica ai piedi della collina di Castel Raniero.
L’edificio, che si vedrà esternamente, è frutto di ingrandimenti e ricostruzioni varie, ultima delle quali nella seconda metà dell’Ottocento su progetto dell’architetto bolognese G.Modanesi (di questo periodo è anche la serra neogotica oggi adibita a laboratorio ceramico); le preesistenze, inglobate nella villa, risalgono al XV secolo e sono tuttora ben visibili.
Del resto il primo insediamento in zona è romano (una villa rustica), o, volendo andare ancora più indietro nel tempo, etrusco-romano, come sepolcreto monumentale di cui resta ricordo nel nome originario della villa (“Le Tombe”) e in diversi reperti conservati al Museo Archeologico di Faenza fra cui il famoso leone funerario in pietra bianca di Nabresina, a grandezza naturale, anticamente posto all’ingresso del sepolcreto.
Tuttavia, nonostante questi numerosi e importanti motivi di interesse, lo spunto della visita sarà di tipo naturalistico poiché è il parco, con la sua parte “a bosco” e con l’antico roccolo, a costituire una peculiarità; il roccolo – struttura venatoria per la cattura di uccelli con le reti, oggi ovviamente non più in uso – risale al 1860 (è citato dal Carducci e, più tardi, da Francesco Serantini) ed è ben conservato, caso non comune in Emilia Romagna. C’è ancora gran parte delle essenze appositamente piantate per attirare gli uccelli (bossi, ligustri, alaterni, biancospini e altri arbusti “da bacca”) e l’edificio centrale da cui venivano dirette le operazioni di cattura degli uccelli.
Per il resto l’area verde di Villa Emaldi offre una suggestiva cornice verde a sequoie, querce e cedri di impianto ottocentesco, tigli e lecci piantati dopo gli abbattimenti del 1917 per le richieste di legname dal fronte della Grande Guerra e diversi alberi ultracentenari fra cui una Sofora giapponese e, superlativo anche per dimensioni, uno Spino di Giuda (Gleditsia triacanthos).
Si vedrà (sempre esternamente) anche il piccolo oratorio un tempo officiato dai Cappuccini, costruito a fine ‘700 su progetto del Tomba e restaurato nel 1919 dalla contessa Emaldi come ex voto per il ritorno dal fronte della Grande Guerra di entrambi i figli.
Nessun obbligo di prenotazione, richiesta solo la puntualità; 5 euro a persona; ritorno alla Colonia previsto per le 12.30 circa; consigliati scarponcini o comunque scarpe comode e abbigliamento “da passeggiata”.