È ormai passata una bella bolatina di anni da quando ho cominciato a condividere con Ivo Garavini la passione dello scarpinare su e giù per i sentieri delle Dolomiti. Anche se adesso gli scarponi restano per lo più attaccati al chiodo, l’amicizia che è nata fra i monti continua, d’ogni tanto ci si incontra e ci scappano sempre due risate e quattro chiacchiere. È successo così anche l’altra mattina nella redazione del Piccolo dove Ivo è venuto a portarmi le foto in cui si vede un’allegra brigata di dieci giovanotti che fra il 1960 e il 1961 lavoravano in Comune e ci si divertivano pure un mondo.

L’Ufficio del Registro di Faenza

Ivo, che fino alla pensione ha svolto la sua attività presso l’Ufficio del Registro di Faenza, da giovanotto appena diplomato, in attesa del servizio militare, aveva lavorato per diversi mesi come dipendente comunale avventizio. Ivo mi ha raccontato che nell’autunno del 1960 l’Amministrazione faentina diede il via al primo censimento post-bellico e, data la complessità di tale operazione, fu necessario assumere un nutrito numero di rilevatori scelti soprattutto fra i giovani neodiplomati. Con un corso accelerato cinquanta-sessanta giovanotti furono istruiti su quanto dovevano fare e vennero poi sguinzagliati su tutto il territorio comunale a distribuire i moduli presso le abitazioni, le aziende e tutte le altre attività presenti sia in città che in campagna. Ogni rilevatore, oltre a consegnare i moduli, doveva anche fornire le spiegazioni necessarie per la compilazione e ritornare poi a ritirarli vari giorni dopo. A Ivo era stata assegnata la frazione di Granarolo e, dato che ci si doveva spostare con un mezzo proprio (per i più si trattava della bicicletta) lui spesso faceva l’autostop mettendosi in fondo al cavalcavia. Pur di raggiungere il luogo di lavoro gli andava bene qualsiasi tipo di passaggio, compreso un posto alquanto appiccicoso nel navaccio vuoto di un contadino che ritornava a Granarolo dopo aver scaricato l’uva alla Cantina Sociale. Fra i vari problemi incontrati Ivo ricorda divertito la titubanza di alcune persone quando lui presentava il modulo (“Mo vo chi siv?… U v’ha mandê e’ Cumõ?… Alôra vo a si cvèl dal tas…”) o quando andava a ritirarlo e spesso lo ritrovava non compilato. La scolarità della gente in quegli anni era ancora piuttosto bassa quindi era costretto, seduta stante, a compilare lui stesso il modulo consegnato vari giorni prima. Terminata la fase di raccolta c’era poi da rielaborare il tutto e, con i sistemi di allora, la cosa era alquanto lunga e impegnativa.

Scherzi e testi teatrali

Per accelerare i tempi, l’Amministrazione aveva fatto allestire tavoli e scrivanie nel grande Salone Comunale e lì dopo l’orario di lavoro, quindi dopo cena e fin verso la mezzanotte, gli impiegati dell’Anagrafe rielaboravano i dati aiutati dai giovani rilevatori.
Quelle serate di lavoro furono ben presto animate da un’infinità di battute, di scherzi e perfino da una partita di calcio di sputata grazie a un grosso involucro di carta che faceva da palla. Fra i dipendenti dell’Anagrafe (Giuliano Bettoli, Napoleone Meinardi, Barbieri, Calamandrei…) e i giovanotti si creò un clima di intensa cordialità e tanta voglia di divertirsi mentre si lavorava . Fra i più attivi in quelle serate di allegria c’era Giuliano Bettoli che una la faceva e l’altra la pensava. L’indimenticabile Giuliano era famoso per le sue fantastiche trovate non solo durante il lavoro notturno, ma anche in quello del mattino. È passato alla storia, ad esempio, un suo scherzo fatto un lunedì mattina a un collega che aveva l’abitudine di stare accovacciato a lungo sulla turca del bagno per leggere indisturbato la Gazzetta dello sport. Dato che la porta del gabinetto aveva in basso uno sfioro alto una spanna, Giuliano, zitto zitto, prese un secchio d’acqua e lo lanciò con forza verso la fessura; l’acqua rimbalzò e l’habitué della Gazzetta se ne uscì completamente fradicio con il suo giornale, ma, da vero stoico, senza batter ciglio. C’è poi da dire che Giuliano in molti suoi lavori teatrali (famosa la farsa Fafèta in Cumõ) ha fatto rivivere situazioni comiche, battute e dialoghi di colleghi con utenti particolari dell’Anagrafe. I risultati di quel modo di lavorare stando allegri, Ivo ci tiene a dirlo, furono ottimi e il Comune si prese un encomio da parte delle Autorità prefettizie per la puntualità e la precisione con cui il lavoro era stato svolto. Il censimento prima e la successiva numerazione civica del Forese, affidata sempre a quei giovani diplomati, posero le basi di una bella amicizia che è poi continuata nel tempo e che rivive nei ricordi di chi l’ha vissuta.

Mario Gurioli