Da una parte centinaia di cittadini alla ricerca di una casa e dall’altra tanti appartamenti sfitti a Faenza. Un paradosso diventato ancor più beffardo dopo l’alluvione. L’obiettivo dell’Amministrazione comunale e di tante associazioni faentine è quello di trovare una soluzione che possa dare un’abitazione dignitosa, anche provvisoria, alle persone e, allo stesso tempo, tutelare gli affittuari. Mettendo al centro i più fragili e le famiglie in difficoltà. E su questo fronte, qualcosa si sta sbloccando. «Stiamo lavorando in queste settimane a un nuovo strumento in accordo con i proprietari immobiliari che possa dare loro rassicurazioni». L’annuncio è stato dato dall’assessore al Welfare Davide Agresti lunedì scorso in occasione dell’incontro pubblico Abitare 2.0 promosso dalla Consulta del volontariato della Romagna faentina. «Questo strumento – specifica – favorirebbe chi decide di affittare anche per tempi brevi, per esempio dodici mesi, sia a livello fiscale sia con garanzie in caso di morosità. Questo consentirebbe di dare uno spazio a chi è in attesa di sistemare la propria casa danneggiata dall’alluvione. Contiamo di poterlo presentare entro il mese prossimo».

Dei 900 appartamenti popolari del Comune, 248 sono stati colpiti dall’alluvione

L’incontro Abitare 2.0 aveva come protagonisti le persone più fragili alla ricerca di una propria autonomia: persone con disabilità fisica o cognitiva, lavoratori precari o altre percepite vulnerabilità che creano diffidenza nello stipulare un contratto d’affitto. L’emergenza abitativa a Faenza ha avuto ulteriori criticità dopo l’alluvione: 1.700 i nuclei familiari colpiti che hanno dovuto ricercare una casa, appoggiandosi a parenti o amici o alle istituzioni. Dei 900 appartamenti di case popolari del Comune, 248 sono stati colpiti, in varie modalità, dall’alluvione. Particolarmente critica è la situazione delle abitazioni di via Ponte romano e via Cimatti, gestite da Acer, dove tanti anziani e persone con disabilità che abitavano ai piani terra sono dovute sfollare e la ricerca di una nuova collocazione non è semplice.

L’obiettivo è evitare che tanti spazi rimangano sfitti: bisogna dare garanzie agli affittuari

Sono ancora 139 le persone sfollate nelle strutture ricettive faentine: 107, di cui 19 minori, quelle ospitate nell’hotel Cavallino, mentre per altre 32, tra cui 8 minori, è stata trovata una sistemazione nel b&b vicino al casello autostradale. Ma con l’arrivo dell’inverno questi numeri potrebbero aumentare. «Il mercato immobiliare particolarmente rigido a Faenza non è purtroppo una novità – sottolinea Agresti – chiunque abbia cercato casa in questi anni lo sa. Già prima di maggio stavamo avviando un ragionamento con la Regione per calmierare i prezzi degli affitti. Saranno a breve stanziate mezzo milione di risorse sul nostro territorio».

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Abitazione in via Carboni a Faenza

L’impegno di Acer, Asp e Caritas

In questo scenario, Abitare 2.0 ha raccolto le testimonianze di tanti giovani con disabilità che sono riusciti a raggiungere l’autonomia abitativa. «Trovare una soluzione per le persone più deboli – precisa Massimo Caroli, presidente dell’Asp che gestisce un vasto patrimonio immobiliare – ha una ricaduta positiva per tutta la cittadinanza». Anche l’operatrice Acer Emanuela Cappellari ha portato la testimonianza di tante storie virtuose delle case popolari, in particolare i progetti di vicinato solidale realizzati in via Fornarina. In prima linea con le istituzioni c’è anche la Caritas diocesana, che partecipa al tavolo delle fragilità. Relazione è la parola chiave da mettere in campo per affrontare l’emergenza abitativa: quella della Caritas non è assistenza fine a se stessa, ma un accompagnamento a 360 gradi verso l’autonomia. Proprio per questo la presenza degli ospiti nei dormitori maschile (14 letti) e femminile (4 letti) di Faenza ha una durata limitata nel tempo. «Tramite i colloqui – dice l’operatore Nicola Rubbi – si cerca di trovare una soluzione abitativa basata sulle esigenze della singola persona e del suo nucleo abitativo, facendo rete con tutte le istituzioni».

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Samuele Marchi