Sir Robert Nairn Gillies, che prestò servizio con la compagnia B, del 28° Battaglione denominato Maori, durante la seconda guerra mondiale, ultimo membro sopravvissuto di quel reparto, che contribuì in maniera decisiva alla liberazione di Faenza, questa mattina ha fatto visita al cimitero di guerra di Faenza di via Santa Lucia.
Ad accompagnare Sir Robert, classe 1925, nominato cavaliere nel 2021, un gruppo di connazionali che sono stati ricevuti dal sindaco di Faenza, Massimo Isola e dal presidente del Consiglio comunale, Niccolò Bosi.
Il momento in città si è realizzato anche grazie all’interessamento di ‘Senio River 1944-1945‘, associazione che raggruppa un numero di appassionati degli eventi del periodo bellico nei nostri territori.
In particolare, da una fotografia di Gillies i soci dell’associazione sono risaliti a un filmato in loro possesso girato in Romagna e da lì, saputo che il reduce era in visita in Italia, contattato il gruppo, gli organizzatori hanno deciso di fare un passaggio da Faenza, prima al Cimitero degli inglesi, come è conosciuto il War Cemetery di Faenza e poi su uno dei luoghi simbolo della battaglia che ha determinato la ritirata dei tedeschi da Faenza, quella del 15 dicembre del 1944 alla Ca’ Bianca, in via Celle 16.
Al cimitero dove riposano i soldati alleati caduti nelle zone attorno alla città dopo una breve cerimonia durante la quale alcuni dei componenti hanno ricordato i connazionali caduti e accennato alla haka, la danza tipica degli indigeni neozelandesi, e dopo aver deposto una corona di fiori su una delle tombe, il sindaco Massimo Isola ha voluto ringraziare il reduce e chi come lui si è sacrificato.
“L’enorme sacrificio compiuto dagli alleati -ha detto il sindaco Isola-, costato un altissimo numero di vittime per portare la libertà a Faenza e in Europa, ci ha permesso di liberarci del nazifascismo ma ha portato milioni di giovani a morire lontani dalle loro case per noi, per i nostri diritti di eguaglianza e di democrazia, una lezione che abbiamo il dovere di conservare ben scolpito nella nostra memoria e che dobbiamo tramandare alle generazioni future”.