Ho conosciuto Giorgia non molto tempo prima che si ammalasse. Mi colpì subito di lei, oltre che la sua bellezza, la sua precisione nel lavoro, la grande vivacità intellettuale e la sua gioia di vivere, e i suoi molteplici interessi. Quando le fu diagnosticato il Male, poco più di cinque anni fa, apparve subito molto serio. Tuttavia non si è mai lasciata scoraggiare, e anzi in questo periodo ha sempre affrontato la malattia con una forza non comune e una compostezza veramente ammirevole (non l’ho mai sentita lamentarsi al riguardo, nonostante le numerose terapie cui si sottoponeva). Nel tempo della sua malattia siamo sempre stati vicini, sicuramente più che prima.

L’impegno politico e la malattia

Quando parlava di politica (era stata eletta in Consiglio Comunale nel settembre 2020), non sempre ero d’accordo con lei, tuttavia ho sempre ascoltato con attenzione le sue parole cercando di trarre degli spunti utili. Il confronto e l’ascolto sono essenziali sia in politica (ho sempre in mente gli Affreschi del Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti dove la Concordia ha in mano una Pialla, simbolo di uguaglianza e livellatrice dei contrasti), sia nella vita. Negli ultimi mesi, quando faticava a camminare, l’ho portata qualche volta fuori al ristorante (le piaceva molto). Si appoggiava a me e così insieme camminavamo. E’ stato per me un dono, che mi ha profondamente arricchito. Dopo una di quelle uscite insieme ad aprile 2023 mi dedicò un post su fb con la foto di un tulipano giallo (che le avevo regalato) con la scritta: un tulipano è per sempre. Probabilmente consapevole che non le restava molto da vivere, mi ha detto: saremo sempre amici, finché sarò in vita, quando non ci sarò più (quando tu starai vicino ai miei genitori e farai qualcosa per ricordarmi) e anche quando non ci sarai più, ci rincontreremo. Ha sempre cercato di impegnarsi al massimo, in qualsiasi campo ha operato. La mattina del 21 luglio, dopo aver ricevuto la notizia della sua morte, sono partito (profondamente rattristato), per Camaldoli, dove ho partecipato al convegno sul Codice di Camaldoli del 1943. Leggendo il Codice e ascoltando i relatori (probabilmente non è una coincidenza) ho trovato alcune frasi che a mio parere (e di altre persone) ben descrivevano la sua vita: la frase di Manzoni: «la vita non è destinata a essere un peso per molti e una festa per alcuni, ma per tutti un impiego del quale ognuno renderà conto»; la testimonianza di Sergio Paronetto, il regista del Codice: «E mi par nettissima la nostra posizione, la nostra vocazione: è dalla parte del fare, con la croce, se vogliamo dell’azione, non con la irresponsabilità e la comodità mentale di chi sta a guardare»; «bisogna impegnarsi, finché si può».

Proiettare il dolore verso il bene comune

Rivolgo un abbraccio affettuoso ai genitori Fulvia e Claudio che sono schiacciati da un dolore incommensurabile (era figlia unica), nella certezza che sapremo proiettare il dolore verso l’esterno trasformandolo in iniziative di bene comune, rendendo Giorgia una figura di Concordia, che possa unire le faentine e i faentini e i loro cuori in iniziative a favore della prevenzione, ricerca e cura dei tumori, nonché per le pari opportunità in ogni ambito e particolarmente sul lavoro e in politica.
Arrivederci cara Giorgia.


Paolo Castellari