Le devastazioni francesi delle scorse settimane dimostrano come una scintilla grave come l’uccisione di un giovane da parte di un poliziotto a un posto di blocco sia capace di far scoppiare un incendio nella foresta di una società dove troppe persone sono morte dentro. La povertà di senso del vivere di troppi che non riescono a fare la rivoluzione dentro di loro e a diventare cittadini attivi e propositivi è la malattia profonda delle nostre società occidentali. C’è poco da rallegrarsi se masse di giovani diciassettenni in Francia mettono a ferro e fuoco città saccheggiando negozi di marca per portare via felpe e vestiti firmati.

Anche la forma della rivolta è un segno della devastazione morale dei nostri tempi. Le opinioni di destra e di sinistra si dividono nel sottolineare da una parte l’aspetto della responsabilità personale, dall’altra quello delle diseguaglianze sociali e delle difficoltà d’integrazione di cittadini stranieri. Entrambe le questioni sono importanti. La povertà di senso del vivere dipende da un insieme di fattori: basso reddito, basso livello d’istruzione, fallimento della vita di relazioni e delle istituzioni formative, dove cause scatenanti personali e sociali si mescolano. Quando si precipita nella trappola l’orizzonte del futuro diventa nero e basta una scintilla per trasformare la depressione individuale in rabbia sociale, quando si pensa di non avere nulla da perdere.

Il monito per noi è chiaro e lampante. Dobbiamo sforzarci giorno dopo giorno di costruire percorsi di ricchezza di senso del vivere, allargando gli spazi di partecipazione, cittadinanza attiva, formazione, esperienze di volontariato sociale che costruiscano molteplici piste e sentieri dove la vita può fiorire. Nessuno deve sentirsi in una strada a un senso unico dove l’esclusione è l’unico destino. La responsabilità individuale è il pilastro di questa rivoluzione. Il successo delle istituzioni formative (famiglia, scuola, comunità educanti) nel mettere in moto la responsabilità individuale è da questo punto di vista essenziale.

L’Italia non è ancora la Francia, ma non è detto che sia così per molto e sempre. Investiamo con generosità e forza, uniti e senza distinzione di colori politici, nella direzione dell’eliminazione delle barriere sociali e nello stimolo delle responsabilità individuali per costruire quella società ricca di vie d’uscita ed opportunità di fioritura. L’unica strada per vincere la disperazione sociale.

Tiziano Conti