Il 2 luglio, con oltre 3.600 visitatori, ha chiuso i battenti la mostra Anastasis. Oltre la notte che ha avuto come centro focale il riallestimento della straordinaria scenografia di Romolo Liverani pensata proprio per la chiesa di Santa Maria dell’angelo dai Gesuiti che, ancora nella metà del XIX secolo, erano presenti nella chiesa. A dialogare con il grande “teatro” dello scenografo faentino sono stati i lavori di Francesco Bosi, Davide Maria Coltro, Ilario Fioravanti, Lucia Bubilda Nanni, Daniela Novello, Georges Rouault, Nicola Samorì, Antonio Violetta oltre a due straordinarie sculture: il Compianto del XVI secolo proveniente dalla chiesa della Santa Croce di Brisighella e un frammento di Crocifisso del XV secolo in origine posto nella chiesa dei Servi.
Monsignor Mario Toso: “Il titolo della mostra è un atto di sfida”
Una mostra che è stata una sfida, a partire dal titolo stesso, come ha ricordato monsignor Mario Toso nel saluto di inaugurazione: «Il titolo della mostra è un atto di sfida. Le opere degli artisti costituiscono un percorso artistico, culturale e spirituale che non può lasciarci indifferenti. Noi intendiamo proporre una possibile chiave di lettura: la passione di Dio per l’uomo apre l’uomo alla passione per Dio e per ogni uomo. Che cosa significa? Il mistero della morte, il mistero del dolore e della sofferenza che contempliamo nella carne straziata del Figlio di Dio è il mistero della notte, dell’oscurità che sperimentiamo anche nella nostra vita. Questo mistero non ha alcuna risposta se non il pianto: ricchi, poveri, peccatori, discepoli, di fronte alla perdita sono come bambini davanti al mistero della nostra fragilità e dei nostri limiti. Il pianto ci rende fratelli e sorelle, compagni di viaggio, animati dalle stesse speranze». Partecipati gli eventi proposti in occasione dell’esposizione, con una particolare attenzione ai concerti di beneficenza organizzati dalla Scuola di Musica Sarti finalizzati a raccogliere offerte per le persone alluvionate. Tra le opere esposte anche lo stupendo crocifisso di Nicola Samorì che il 23 giugno è stato tra gli artisti invitati da papa Francesco all’incontro promosso in occasione del 50° anniversario dell’inaugurazione della Collezione d’Arte Moderna dei Musei Vaticani.