Ritrovare la strada di casa non è più solo la metafora della ricerca di una stabilità per chi abita i nostri territori, ma una vera e propria esigenza. Tra i tanti territori della zona interessati dalle molte frane che si sono verificate a seguito dell’alluvione, anche il brisighellese si trova a fronteggiare molte criticità.  In particolare via Purocielo, la strada che molti faentini conoscono perché conduce a Ca’ di Malanca, luogo di memoria della Resistenza. Abbiamo chiesto a Flavio Babini, proprietario di una delle case situate in questa strada di raccontarci qual è la situazione. “Lungo la strada che va dalla chiesa di Purocielo fino a Ca’ Agostino, ultimo quartier generale della brigata Garibaldi, c’è un tratto di un kilometro che a differenza della strada precedente comunale è una strada vicinale a uso privato. I comuni in queste strade possono intervenire solo per situazioni di emergenza”. Tutti gli altri casi, che includono anche interventi ordinari di ripristino, non sono di competenza del comune.   

Si tratta di emergenza: necessario intervenire al più presto

“Ad una situazione come questa non possiamo far fronte con le sole nostre forze” continua Babini, “Ci troviamo in una situazione di necessità e di emergenza. Le case che sono in questa strada non sono solo seconde case, c’è un ragazzo che è residente in una delle case lungo la strada, la cui abitazione è isolata già dalla prima alluvione”. Quest’ultimo kilometro di strada è stato colpito da ben sette frane ed è al momento inagibile, il sentiero 579 del Cai non è percorribile, quindi anche Ca di Malanca non è raggiungibile da via Purocielo. Nelle prime settimane i residenti hanno lavorato a lungo per liberare la strada dagli alberi e facilitare l’intervento dei mezzi competenti. “Si tratta di una situazione di emergenza perché non può atterrare nemmeno l’elicottero lì. Il ragazzo che risiede lì riesce ad andare a lavorare solo finchè c’è il sole perché un vicino gli permette di transitare a piedi o in 4×4”, ci spiega Babini.

Scavatrice attualmente presente in via Purocielo e1690186556818

Evitare lo spopolamento: “è dalla cura della montagna che si previene l’alluvione”

Una strada quindi che ha bisogno di essere ripristinata non solo per il suo valore storico, ma anche per una questione abitativa. “Il comune di Brisighella è intervenuto nell’ultima settimana nel tratto della strada di sua competenza. La via, a mio parere, non è quella di mandare le ordinanze di evacuazione né incoraggiare lo spopolamento di un tratto che era abitato da 600 persone fino alla Seconda Guerra Mondiale. Sono rimaste solo quattro le famiglie residenti, ma occorre aiutare a rimanere lì chi ci vive. Che qualcuno viva in montagna e monitori la pulizia dei fossi è un beneficio per la pianura. Questa alluvione ha aperto gli occhi su diverse cose: le pendenze devono pendere lato monte, i fossi devono essere più profondi.” Accanto all’emergenza immediata del ripristino quindi si pone anche una visione a lungo termine che fa riflettere sul rischio dello spopolamento di queste aree. “Spero in una sinergia e che entro l’estate si riescano a fare i lavori necessari”, dice ancora Babini. “C’è da dire che a distanza di 60 giorni dalla seconda alluvione non è ancora venuto nessuno a fare un sopralluogo su quest’ultimo kilometro di strada. Un escavatorista che sta lavorando in via Purocielo sulla comunale, in base alla sua esperienza ha detto che la strada è riparabile, occorre anche un parere di geologo ma confido nell’intenzione morale, politica e sociale.” Un’intenzione che deve essere alla base di ogni intervento, presente e futuro. L’alluvione ha infatti aperto gli occhi su quanto e come queste tre dimensioni – morale, politica e sociale – debbano essere presenti sempre accanto alle competenze tecniche per progettare e proteggere al meglio i nostri territori. 

di Letizia Di Deco