C’è qualcosa di leopardiano in quel che è successo quando pensiamo che l’alluvione in una sola notte ha colpito l’uomo e tutto ciò che egli ha creato. Anche letteratura, musica, arte. Nella conta dei danni ci sono anche loro: i libri e i giornali della Biblioteca Manfrediana, gli strumenti musicali della Scuola Sarti e le argille del Museo Zauli. Inutile cercare parole di consolazione per quanto è stato: un pezzo di storia di Faenza è stato sommerso. Ciò che però è chiaro adesso, in un momento in cui il futuro è ancora sotto al fango, è che un pezzo di storia di Faenza inizia proprio ora. Ecco allora che in tanti sono subito accorsi in aiuto di queste realtà per salvare qualcosa in ognuna.

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Matteo Zauli, direttore del Museo Carlo Zauli. Le cantine completamente allagate

Molti i volontari in Biblioteca Manfrediana dove sono oltre diecimila i volumi andati persi. Qui è stata colpita in particolare l’emeroteca che si trovava al piano interrato, la sezione narrativa e la sezione ragazzi. Eppure il patrimonio artistico con i manoscritti rari è al sicuro. Da qui una nuova pagina. Distrutto anche il deposito al piano interrato del Museo Tramonti con 1.800 opere e danneggiato anche il piano terra aperto al pubblico. Anche al Museo Carlo Zauli non c’è stato niente da fare purtroppo per i disegni, i libri e l’argilla dell’artista faentino. Sono salve però alcune ceramiche e il Mic, fortunatamente illeso, ha già messo a disposizione restauratori per recuperarle completamente. Da qui ripartiranno nuove mostre. Neanche la musica è stata risparmiata, come il piano terra della Scuola Sarti. Restano i piani superiori e la voglia dei suoi allievi e maestri di tornare presto a suonare. Da qui nuovi concerti.

In ognuna di queste realtà c’è qualcosa che si è perso per sempre e che ferisce il cuore di Faenza, ma c’è anche qualcosa che si è salvato e che cura questo cuore. Da ciò che resta, da ciò che nemmeno l’alluvione ha potuto spazzare via ricomincia a scrivere la città, ricomincia a creare nell’arte qualcosa di nuovo che prima non c’era e che porterà, in mezzo a tutto questo fango, quel senso di bellezza che nemmeno l’acqua può spegnere.

Letizia Di Deco