L’arte che non rimane materia dei libri, ma che si fa concreta. Come una statua da catalogare o una grandiosa scenografia dell’Ottocento da allestire. Oppure la gestione social di una mostra. O, ancora, il mettersi con ago e filo a issare le tele su cui sono rappresentati i 200 volti dell’Ossario di Ravenna, proponendo ai visitatori un percorso capace di regalare profonde emozioni. Dopo tanto studio sui manuali, finalmente per gli studenti universitari Matteo Arcangeli, Roberto Ciulla e Gianni Angeli il tirocinio al Museo diocesano di Faenza ha rappresentato l’occasione per vivere il proprio percorso formativo da un punto di vista diverso. L’allestimento della mostra Anastasis e le attività di catalogazione nel deposito del Museo sono state esperienze stimolanti per i tre studenti che hanno terminato – o stanno terminando – i propri studi all’università di Beni culturali di Bologna, sede di Ravenna.

I 3 studenti sono stati coinvolti dal Museo diocesano di Faenza dall’allestimento della mostra fino alla catalogazione di opere

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Sono mesi in cui, per i tre giovani, è stato possibile vivere l’arte a 360 gradi, focalizzandosi anche su tanti aspetti pratici, come il confronto con un architetto per valutare gli spazi della chiesa nei quali prenderà forma la mostra oppure contribuendo al lavoro che è stato svolto attorno alla raccolta fondi per ripresentare al pubblico la grande tela ottocentesca di Romolo Liverani. La mostra Anastasis è il frutto di questi mesi. «Un punto di forza della mostra – raccontano – è il suo avere coraggio. Ci sono opere che non lasciano indifferenti e che, anzi, provocano, come il Compianto delle putaske di Ilario Fioravanti, ma il senso della mostra era proprio quello di mettere in scena un Cristo pianto dagli ultimi. E tutta la mostra ha voluto rappresentare un’umanità sofferente. Il curatore Giovanni Gardini ci ha trasmesso la passione per questo lavoro».

“I musei devono essere qualcosa di vivo, capaci di comunicare con le persone”

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L’Italia ha un rapporto privilegiato con l’arte, eppure l’ambito culturale è, storicamente, uno dei più bistrattati in ambito di scelte politiche. «Mi auguro prima o poi di vedere realizzate le mie aspirazioni in ambito museale – dice Matteo -. È innegabile però che in Italia il settore non goda di grande sostegno, e questo è contraddittorio per un Paese che ha un patrimonio unico a livello mondiale. Questo tirocinio mi ha insegnato quanto è importante la collaborazione con enti e istituzioni». «Vorrei lavorare in questo ambito – aggiunge Roberto – per rendere partecipe la comunità del valore artistico del proprio territorio. I musei e l’arte devono essere qualcosa di vivo. La vera sfida oggi è sapere comunicare tutto questo anche tramite i social, senza svilire il contenuto». «Vivere in un ambiente circondato da bellezza – conclude Gianni – ispira sentimenti positivi. E rende le persone stesse più belle».